Dopo tanto tempo il Banana Moon riappare, qualcuno dice che quel locale era quasi un film, una fiction di vite vissute, di vite rock, di vite junkie, di vite hippy, di vite anarchiche. Uno spazio consumato, frequentato da un pubblico “outsider”: accanto ai primi punk trovavi il freak di ritorno dall’India o da Ibiza, accanto al gay militante la marchetta o il tossico intelligente e sempre elegante, accanto al rocker lo studente greco di architettura, accanto all’artista il fruttivendolo del mercato di Sant’Ambrogio, accanto all’attore impegnato il cuoco che arrivava dal Sud. Tutto cominciò con un viaggio a Londra.
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