Opera prima di due registi turchi che, nonostante qualche piccolo cedimento (soprattutto nel montaggio, un po’ dispersivo, e nel tentativo di alleggerire la storia con ripetute scene di danza), lascia il segno. La storia prende spunto da un terribile fatto di cronaca avvenuto realmente nella Turchia contemporanea, un Paese ancora aspramente diviso tra modernità e passato, tra nuovo e antico, tra amore e odio. Il film è la storia di tre uomini gay ma è anche la storia di due famiglie, una piena d’amore e l’altra piena d’odio. Il film ha anche una forte valenza politica, una denuncia contro le istituzioni di un Paese, in particolare l’esercito turco (le didascalie sui titoli di coda ci informano che l’esercito turco possiede il più grande archivio di materiale pornografico gay) che esonera dal servizio militare gli omosessuali in quanto ritenuti malati.
Ahmet è un giovane orsetto gay che si trova ad Istanbul per motivi di studio, ma soprattutto per stare lontano da una famiglia matriarcale e tradizionalista della Turchia orientale. La madre-padrona tiene soggiogato il marito (tremenda la scena in cui gli stringe i testicoli dicendogli che non gli servono a niente), forse un omosessuale represso che comunque le ha dato due figli, Ahmet e la sorella, quest’ultima inviata ad Istanbul per controllarlo (ma che invece cerca di coprirlo). Per questa madre, che nel film rappresenta tutto il male di un mondo che mette al primo posto non le persone ma i valori della tradizione religiosa e sociale, conta solo il giudizio della gente.
Ahmet a Istanbul frequenta posti di battuage (le sue preferenze sono per le persone mature) e locali gay dove ha conosciuto l’amico Can, un giovane che si esibisce in spettacoli di danza del ventre con sgargianti abbigliamenti e ricercate scenografie. La danza è chiaramente la sua passione e la sua ambizione, per questo accetta volentieri un servizio fotografico che Daniel, un premiato fotografo tedesco in visita ad Istanbul per un reportage, gli offre dopo essere rimasto affascinato dal suo spettacolo di danza. Daniel è un omosessuale dichiarato, sia in famiglia che sul lavoro, con un bellissimo rapporto professionale con la sua agente. Can è un gay appariscente, dichiarato ed orgoglioso, proveniente da una famiglia povera che cerca come può di aiutare (per raccimolare qualche soldo oltre agli spettacoli fa un po di tutto, anche il chiromante) con una madre che lo ama oltre misura così come una zia presso la quale abita. La sua famiglia fa da contraltare a quella di Ahmet, una famiglia dove viene prima di tutto l’amore per le persone, indipendentemente da quello che sono (anche qui però abbiamo un fratello che per gelosia o per altro non sembra stimarlo). Dopo averci presentati i tre protagonisti, il film inizia a raccontarci la bella storia d’amore che nasce tra il fotografo Daniel, un uomo maturo, e il giovane Ahmet, una storia di sentimenti veri e profondi raccontata con estrema delicatezza, una storia che potrà concludersi solo con l’espatrio in Germania di Ahmet, cosa diffcile da ottenere senza aver prima fatto il servizio militare obbligatorio… Il film ha vinto il premio come miglior film, fotografia e attori non protagonisti (Erkan Avci e Tilbe Saran) all’Antalya Golden Orange Film Festival, oltre al premio come miglior film assegnato dalla Turkish Film Critics Association. Premiato come miglior film internazionale, colonna sonora, fotografia e attore non protagonista (Erkan Avci) al FilmOut San Diego.
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Buonasera dov’è possibile trovare questo film con sottotitoli in italiano?
Ora che ho i sottotitoli inglesi anche per la parte dialogata in turco , posso dare un giudizio più completo , anche se il mio primo commento lo ritengo tuttora valido. E’ un film coraggioso perchè sottolinea l’omofobia dello stato islamico più moderno e avanzato , la Turchia e conferma il dubbio se mai l’Islam potrà mai accettare un mondo gay uscito allo scoperto. Le vessazioni della polizia , l’omicidio di un padre motivato solo dal fatto che il figlio è gay , la scelleratezza della madre che gli mette in mano la pistola e gli da la spinta finale all’assassinio spinta solo dal concetto di onore familiare , sono messi in luce efficacemente e con buoni attori. L’amore della famiglia dello Zenne per il danzatore accende certo una luce più positiva ma è un amore per la persona , non per una sceltà di libertà sessuale , di vero rispetto verso un’altra forma di amore. I toni sono sempre altamente melodrammatici , ma comunque è un film molto interessante , da vedere. Voto 7.
Film visto all’edizione del Festival GLBT 2012. Forse il vero vincitore morale dell’edizione (ha vinto “A novela das 8).
Commovente. Divertente. Sarcastico. In lingua originale, come tutti i film proiettati al Festival, ed i sotto titoli in italiano. Da rivedere. Da vedere. Mostra con grazia, ironia ed anche realismo che anche in un paese moderno o che vuole proiettarsi nella modernità convivono retaggi di un maschilismo senza spazio e senza tempo.
Premetto che nella versione in mio possesso metà film è dialogato in turco senza sotttotitoli mentre tutte le vicende che includono Daniel (il giornalista tedesco amante di Achmet)sono in inglese. Anche se la trama è comprensibile, ovviamente è una limitazione molto grave.Ne parlo qui perchè è il primo film di argomento gay presentato ufficialmente in un paese musulmano (la Turchia) e perchè è la prima volta (il film si rifà a un fatto di cronaca vera) che un padre che uccide per onore un figlio gay venga portato in giudizio. Ma attenzione : la vera colpevolezza è scaricata sulla madre che appare come un’arpia che sobilla il marito mettendogli in mano la pistola. Escamotage per salvare l’onore del maschilismo islamico .Il film ,molto melodrammatico, è senz’altro interessante. Ad esempio la famiglia dello Zenne , il danzatore semitrans , è decisamente affezionata al ragazzo e lo aiuta sempre (cognato compreso). Insomma da vedere quando ci saranno i sottotitoli per i dialogati turchi.