Yo, la peor de todas

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Yo, la peor de todas

Tratto dalla biografia omonima, scritta da Octavio Paz, Yo, la peor de todas racconta la vita difficile e travagliata di suor Juana Ines de la Cruz (1651-1695), poetessa che nel Messico coloniale del XVII secolo sceglie la vita monastica per potersi dedicare anima e corpo alla letteratura ed alla filosofia. Colta e raffinata, autrice di opere in cui viene illustrato il conflitto insanabile tra ceti poveri e classi ricche, a causa del suo coraggio viene duramente osteggiata dall’influente curia, baluardo della mentalità repressiva e maschilista del suo tempo, alla quale cerca in ogni modo di sottrarsi. Rinchiusa tra le sbarre di un convento- prigione, vivrà un’intensa relazione, fatta di sguardi e di versi appassionati, trovati scandalosi ed inammissibili dall’arcivescovo, con la potente viceregina. Ma al ritorno di questi in Spagna, suor Juana Ines de la Cruz, ormai priva di protezione, subirà l’attacco definitivo dell’Inquisizione: costretta a firmare un particolare tipo di abiura infamante, in cui ammette di essere “La peor de todas”, verrà privata dei propri strumenti di conoscenza e studio. Interiormente distrutta, andrà incontro alla sua fine. Biografia coinvolgente, dalla lavorazione difficile, di un personaggio poco conosciuto, anomalo e scomodo, inviso al potere costituito a causa della sua autonomia di pensiero così come dalla sua inammissibile “diversità”, sia intellettuale che sentimentale. (Togay 2008)

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Il film ricostruisce, dal punto di vista femminile, l’inusuale vicenda di Suor Juana Ines de la Cruz, monaca poetessa che, nel Messico del ‘600, per amore della conoscenza, si chiuse in un convento osando sfidare la Chiesa e la sua Inquisizione . La ribellione di una donna costretta alla fine a piegarsi “firmando” l’autoumiliazione, Yo, la peor de todas, che dà il titolo al film. Sor Juana sarà distrutta intellettualmente poiché privata dei suoi strumenti di studio e dei suoi spazi. La pellicola vuole essere una metafora sulla lotta tra conoscenza e potere. Riguardo al film, María Luisa Bemberg disse: “Non c’è migliore esempio di Suor Juana per esprimere la mia opinione che il talento non ha sesso e che se una donna sceglie il silenzio e la solitudine per creare, ella ha il diritto di farlo”.

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