Il film, ispirato a fatti realmnete accaduti, richiama un po’ le atmosfere di God’s Own Country, soprattutto per l’ambientazione rurale, senza però uguagliarne la suggestione e profondità. Qui gli autori sembrano più sollecitati dagli intrighi tipo La Valle dell’Eden, aggiornati con una storia gay. Siamo in Nuova Zelanda, negli anni’60 (dopo una brevissima scena ai nostri giorni), il protagonista (ma a volte sembra solo uno spettatore di quanto gli accade intorno), Billy Williams (Kieran Foster), è un giovane Maori costretto ad abbandonare la sua famiglia per l’omofobia imperante (assistiamo ad un terribile pestaggio) nella speranza di trovare altrove un futuro migliore come bracciante agricolo (sebbene abbia solo un po’ d’esperienza coi cavalli). Il film (pilotato da una coppia etero sposata, regista e protagonista femminile anche sceneggiatrice) c’inserisce subito nei complicati intrighi sentimentali e di potere all’interno di una famiglia patriarcale che possiede una vasta fattoria. La moglie del padrone che ha una relazione decennale col di lui fratello, un parente escluso dall’eredità in cerca di vendetta, il figlio Tom (Luke Thompson) che vorrebbe essere accettato come omosessuale, ecc. Tanti intrighi, tanti segreti, tante rivendicazioni, compresa quella di poter vivere la propria vita come omosessuale. Cosa impossibile anche in questa nuova famiglia dove Billy è arrivato come bracciante, e dove non può che innamorarsi del giovane ribelle Tom, subito ricambiato (forse è viceversa). Naturalmente le cose non si metteranno al meglio per nessuno (o quasi)… Il regista Alastair Riddell ha dichiarato: “Fino al 1986 l’omosessualità era illegale in Nuova Zelanda. Spero che il mio film ricordi alla gente le lotte che gli omosessuali hanno dovuto fare per cambiare gli atteggiamenti sociali. Il film riguarda la libertà di amare, chiunque esso sia. Un promemoria per cercare di mantenere quanto duramente abbiamo conquistato”
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