Il film è diviso in tre parti: The Bullies, The Chaos, The I. Parte prima: ultimo giorno di scuola, inizia l’estate, e i ragazzi prendono il loro ultimo autobus. L’autista (una donna obesa ed energica) chiede a tutti di spostarsi man mano nella parte anteriore del veicolo per lasciare spazio alle persone di salire. Incominciano i primi scherzi dei tre bulletti seduti assieme in fondo all’autobus ai danni delle solite vittime. Seconda parte: per colpa di un gioco (truth or dare, ovvero il nostro “pegno o verità”) esplodono le sottotrame e vengono scoperti diversi altarini, e le relazioni – già complicate – tra i ragazzi si complicano ulteriormente. La terza parte, intitolata “The I”, spiega il perché del titolo. Morale del film: in gruppo si è sostanzialmente delle macchiette: il bullo, la ragazza che pensa solo al suo sweet 16, il manga-boy, il musicista, addirittura la coppia gay. Da soli, invece, si è semplicemente persone. “Questa corsa di un’ora e mezza verso casa, nell’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, per forza di cose e’ vittima di forzature e di idee che non sempre vanno a segno. Pero’ a bordo del cinema di Gondry, tra i pesanti scherzi scorrettissimi dei bulli dei sedili di coda e le normali paranoie dell’adolescenza per le feste e la popolarita’, ti capita puntualmente quel momento in cui la girandola dei capitomboli visivi e delle trovate di regia fenomenali (vedi qui soprattutto i tre racconti di gossip che si intrecciano tra di loro con il tipico procedimento labirintico delle visioni di Gondry) frena di botto; e rimani in silenzio senza parole davanti alle lacrime del figlio di zia Suzette, o allo scombussolato biopic sulla storia di Fats Waller assemblato dagli abitanti del quartiere di Be Kind Rewind e proiettato sui muri dei palazzi nel finale del film. Quando i posti sono quasi tutti vuoti, intorno si e’ fatto silenzio, e si resta in pochi ad attendere le ultime fermate, allora le storie diventano davvero sincere, gli occhi smettono di mentire, le cose si mostrano nella loro intollerabile verità. Ed e’ li’ che Michel Gondry lascia il cuore del suo cinema ogni volta che mette su, mette insieme, tira fuori un film come questo.” (S. Sozzo, Sentieriselvaggi.it)
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