Nadia visita sua nipote che lavora alla Fondazione Warhol e le racconta che suo figlio, sparito in circostanze misteriose, era stato l’amante di Warhol e aveva vissuto con lui. Da quel momento in poi la storia delle due famiglie diventò una sola, quella di una onesta e tradizionale famiglia americana e la più leggendaria famiglia d’arte: la Factory di Warhol. Con l’aiuto di Callie Angell, il curatore del Progetto Andy Warhol Film al Museo Whitney, Esther B. Robinson, la nipote dello scomparso Danny Williams, rintraccia il rullo del film a 16 mm al MoMA con il suo nome scritto sopra. Uno scrigno si è aperto: immagini mai viste prima, della Factory, dei Velvet Underground, facce molto famose, tutto in una fusione di intimità e splendore. Come un detective, Robinson inizia la sua ricerca. Parlando con contemporanei e con membri della famiglia ancora vivi, guardando i film, e investigando, una cosa appare chiara: scrivere storie famigliari come un amorfo conglomerato di ricordi, immagini, e con la distanza creata dal tempo lo rende uguale a scrivere la storia di un film. Tuttavia, nonostante l’impossibilità di afferrare la verità, il film diventa una singolare biografia artistica, simile a un puzzle.
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