Beca (Anna Kendrick, “Tra le nuvole”) inizia il suo anno di matricola alla Bardem University con un’idea ben precisa: abbandonare dopo il primo anno e trasferirsi a Los Angeles per diventare un DJ di successo, il suo sogno. Per una serie di eventi fortuiti finisce invece nel team di cantanti a cappella, capitanato dalla ferrea Aubrey. L’affiatamento con le altre ragazze, ognuna con il suo carattere e i suoi problemi, all’inizio stenta a decollare. Pian piano che però le cantanti cominciano a conoscersi e soprattutto a trovare l’intesa musicale, ecco che il gruppo spicca il volo verso la grande musica. L’obiettivo è il Lincoln Center di New York, dove ogni anno si tiene il campionato nazionale di cori tra college. Adesso sta a Beca dimostrare il proprio valore di musicista anche all’interno di un gruppo… Esordio cinematografico del regista televisivo Jason Moore – Brothers & Sisters e Dawson’s Creek al suo attivo. “Sulla scia del successo della serie Glee sono nate nel cinema, tv e dintorni una serie di produzioni legate al mondo del canto. Voices, in originale Pitch Perfect, basato sul libro di Mickey Rapkin, rientra perfettamente nei canoni in questione, ma il mondo è quello universitario, dove non mancano spesso le stesse dinamiche del successo cult di Ryan Murphy, la coralità dei personaggi, le beghe affettive, la voglia per degli sfigati, una volta tanto, di vincere. Tra le fila di questi protagonisti possiamo notare la storia fra Rachel Berry e Finn Hudson, la brava cantante grassa che ironizza su se stessa, l’orientale timida, la ragazza lesbica, a dire il vero manca solo la coppia gay e ne sarebbe una versione più matura in perfetta copia carbone. Appare però da subito chiaro che il film di Jason Moore rimane imbrigliato in certi stereotipi tardo adolescenziali. Ma il difetto maggiore in Voices risiede proprio nei personaggi, che restano nella superficie della generalizzazione caratteriale senza mai approfondirne sfumature e particolarità, dove questi “maturi” universitari sembrano per certi versi più infantili dei molto più maturi e psicanalizzati “ragazzi” di Ryan Murphy. Eppure allo stesso tempo, Voices appare un’opera graziosa che tappa con il canto e la simpatia dell’operazione i buchi di sceneggiatura, anche laddove la comicità sembra ogni tanto spicciola e gratuita…” (E. Fischetti, Radiocinema.it)
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La versione cinematografica e a cappella di Glee, anche se decisamente meno “cantato”, il film è una sorpresa, a livello di divertimento, che non mi sarei mai aspettato. Forse un po’ trash, con scene che ricordano le peggiori commedie americane, sfociando nel ridicolo, si aspetta, con impazienza, la fine, per arrivare, poi, ad una fine “ovvia” (percepita sin dall’inizio). L’ho guardato solo per Rebel Wilson, è divertentissima, davvero un personaggio unico!