Il film ci racconta la storia di Charlie (Dan Futterman), un gay che ha recentemente sofferto per la traumatica fine di una profonda e significativa relazione. Adesso Charlie sta cercando qualcosa a cui potersi aggrappare per sopravvivere al dolore, così passa gran parte del suo tempo nei bassifondi newyorkesi, cercando la persona giusta con cui poter di nuovo ‘creare un contatto’. Incontra un senzatetto che dorme vicino alla sua casa, un amico che sta per morire, una coppia che vive e fa rumorosamente l’amore in un appartamente sopra al suo, un barista e un avventuriera occasionale per una notte di sesso, uno straniero tatuato con cui fa amicizia. La città ci appare piena di violenza, piena di storie e leggende: un ladro di reni, un barboncino arrostito al microonde, un topo nel panino, un bimbo abbandonato su una macchina, lo spazzolino per turisti, aghi in un telefono pubblico. Durante la sua disperata ricerca Charlie prova delle bizzarre visioni, alcune delle quali sono dei flashbacks, altre sono momenti reali e altre sono il prodotto immaginario della sua rabbia e del suo profondo dolore. Con lo svolgersi del film, apprendiamo sempre più cose sulla storia di Charlie, ma solo nel momento conclusivo tutto ci apparirà chiaro. Un film intenso, che ci pone diverse domande alle quali ognuno cercherà di dare le sue risposte. Magnifico il protagonista nella sua ambiguità (non sappiamo se amarlo o odiarlo, se è sincero o ci sta gabellando), bravo il regista e il mantaggio che costruiscono una storia non lineare ma ricca di humor nero e suspense.
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