Varie
Lil (Naomi Watts) and Roz (‘Robin Wright’ ) are two lifelong friends, having grown up together as neighbors in an idyllic beach town. As adults, their sons have developed a friendship as strong as that which binds their mothers. One summer, all four are confronted by simmering emotions that have been mounting between them, and each find unexpected happiness in relationships that cross the bounds of convention. (Imdb)
CRITICA
“…Il film è ambientato in una costante estate, pur sviluppandosi in alcuni anni, con il mare e l’acqua che svolgono un ruolo insistito all’infinito di liquido amniotico e scandiscono le vite dei protagonisti, insieme al sole, alla sabbia e infinite variazioni di scenari da cartolina. Presto si nota qualcosa di stonato nel rapporto fra le due madri e i due figli, una nota morbosa nel loro continuo stare insieme in un microcosmo chiuso, in cui non esistono altri divertimenti e altre persone; solo poche ore al lavoro e subito insieme. Una birra in mano, una sigaretta, un bagno in mare e una cena in terrazza. Improvvisamente, senza particolari avvisaglie, le due madri iniziano una relazione l’una con il figlio dell’altra. Prima tentano di resistere, ma presto la loro complicità vincerà sull’inaccettabilità sociale. Anzi, finiscono per sfruttare i sospetti di una relazione omosessuale fra di loro, più accettabile socialmente, per nascondere la verità. Quasi che il rapporto delle due venisse esplicitato carnalmente saltando di una generazione, con i due figli prolungamento di loro stesse. Un marito è morto, l’altro assente.
Two Mothers racconta parallelamente la storia di iniziazione sentimentale di due giovani vissuti in un ambiente protetto e la maturazione di due donne che cercano disperatamente di allontanare lo sfiorire della loro bellezza consapevoli che i ragazzi potranno presto cercare qualcuno della loro età. Un film di corpi: distesi al sole, nel pieno del loro vigore o in attesa di affrontarne i primi cedimenti. La storia dell’amore materno che lascia spazio a quello sentimentale, come esplicitato in una scena di litigio fra i due ragazzi, in cui le due donne si precipitano a dividere e consolare il partner piuttosto che il figlio…” (Mauro Donzelli, Comingsoon.it)
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“È un oggetto in fin dei conti strano questo Two Mothers, nuova regia di Anne Fontaine (Nathalie…, Coco avant Chanel – L’amore prima del mito, Il mio migliore incubo!), una sorta di satira e/o di parabola anti-borghese in un luogo così eccentrico – almeno per questo tipo di racconti – come le spiagge dell’Australia. Qui, in uno spazio incontaminato e lontano dall’unico paesino della zona, vivono Lil e Roz – le cui ville sono a pochissima distanza l’una dall’altra. Le due donne si conoscono sin da bambine, avendo sviluppato un rapporto strettissimo di amicizia, una condivisione totale di sensazioni e umori. Crescendo, le due partoriscono due figli che, raggiunta la maggiore età, hanno cementato a loro volta un’amicizia profonda, creando così sostanzialmente una sorta di famiglia a quattro. Le cose vanno poi tanto in là che Roz fa sesso e sviluppa una storia d’amore con il figlio di Lil, e viceversa. Superato l’iniziale imbarazzo e sconcerto, i quattro decidono di accettare la situazione, anche perché hanno scoperto di non essere mai stati così felici… La particolarità di questa vicenda, tratta dal racconto Le nonne di Doris Lessing, è tale che richiede tutta una serie di elementi in grado di convincere lo spettatore: in primis, far accettare in modo non meccanico che i quattro siano davvero così felici tra di loro. Per raggiungere questo obiettivo, non aiuta la necessità di fare una serie di ellissi – dalla sequenza delle protagoniste ancora bambine, a loro giovani con i figli piccoli, ai figli cresciuti, ecc. – che, ovviamente, rompono l’unità narrativa e lo sviluppo psicologico dei personaggi. In effetti, sembra essere questo il difetto maggiore di Two Mothers: la necessità di costruire un racconto a-morale e tutta la complessità dei suoi risvolti mette in secondo piano la costruzione dei personaggi e le loro psicologie. Ciò non toglie che vi siano nel film anche momenti sinceramente riusciti e che, nel complesso, si respiri un’aria intrigante giocata sul sottile filo dell’equilibrio tra incredulità e adesione ai personaggi. Ma, probabilmente, è proprio la complessità e l’ambizione del racconto a far sì che qualcosa resti per strada. Chissà, forse, solo un grandissimo regista, un Bergman o un Rohmer, sarebbe stato in grado di mettere in scena una vicenda così articolata…” (Alessandro Aniballi, Movieplayer.it)
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“… Un singolare circolo, perfettamente geometrico, dal quale sono escluse invece le figure paterne: uno, il padre di Ian, è morto quando lui era appena bambino; l’altro, Harold (Ben Mendelsohn), è un accademico che ha appena ottenuto una prestigiosa cattedra a Sydney, e pertanto è spesso lontano per lavoro. Nel frattempo le due madri, all’apice della propria femminilità, quasi senza accorgersene posano ciascuna lo sguardo sul figlio dell’altra – anche se in verità sono proprio i due ragazzi a prendere l’iniziativa – e, nell’arco di una notte, si ritrovano avvinghiate in un duplice rapporto di passionale follia. E qui subentra il dilemma delle due protagoniste: ritornare alla quieta “normalità” di rispettabili quarantenni borghesi o vivere fino in fondo una relazione totalizzante che va a toccare alcuni dei principali tabù sulla sessualità? Perché in fondo, al di là della squallida dialettica contemporanea della milf e del toy-boy, Two mothers sembrerebbe evocare ben altri “spettri”: l’incesto, innanzitutto, come se i due giovani rappresentassero per la relativa amante il simulacro del proprio stesso figlio (e quindi un tabù infranto per “interposta persona”); ma anche l’omoerotismo latente che pare aleggiare fra Lil e Roz, e che la sceneggiatura rimarca in più di un’occasione…” (Stefano Lo Verme, Everyeye.it)
certo che voi vedete l’omosessualita’ in tutto………..a me non pare proprio se non molto subliminale,ma molto molto….