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ARTICOLO di Laura Putti su La Repubblica del 30/12/2013
È un piccolo film, una commedia che in Francia ha già superato i due milioni di spettatori: Les garçons et Guillaume à table!(“I ragazzi e Guglielmo a tavola!”: in Italia uscirà il 16 gennaio come “Tutto sua madre”) non toccherà le vette commerciali di Quasi amici,ma scatenerà dibattiti su temi meno popolari, più delicati, come quello dell’identità sessuale. È infatti dalla frase del titolo che sarebbe stato meglio tradurre alla lettera – che inizia la storia di Guillaume, ragazzino timido in balia di un destino segnato dalla sua famiglia e dalla classe sociale alla quale appartiene: la grande borghesia francese. «Essermi ricordato di quella frase durante una seduta dallo psy è stata la chiave di volta della mia vita», dice Guillaume Gallienne, autore, regista e protagonista del film che lo racconta. All’inizio, però, fu una pièce teatrale – un monologo nel quale interpretava tutti i personaggi – con la quale l’attore girò i teatri francesi. Scritta nel 2008, la versione teatrale di Les garçons… Gli diede una tale popolarità che Gallienne ebbe diritto a un programma quotidiano durante il telegiornale-spettacolo di Canal Plus, e ancora oggi ha una sua trasmissione radiofonica durante la quale legge i testi che ama. Non ha mai rinunciato, però, alla Comedie-Française della cui troupe fa parte dal 1998 e della quale è una delle star.
Quella frase: “i ragazzi e Guglielmo a tavola!” la diceva sua madre, carattere forte, figlia di una nobildonna russa e di un francese diventato spia per gli inglesi in Spagna dopo il ‘38. Voleva forse dire che i due figli maggiori– belli, sportivi, maschili, tra loro poco più di un anno di differenza – erano “i ragazzi” mentre Guglielmo – timidissimo, meno bello e meno maschile – non lo era? «La mamma passava davanti alle nostre stanze. Io dormivo da solo, i miei fratelli insieme. La frase, senz’altro innocente, fu fondatrice. E in un momento tutti gli aneddoti della mia adolescenza che raccontavo a tavola agli amici morti dal ridere erano divenuti un unico flusso estremamente coerente. Mi sono chiesto: perchè non facevo parte dei ragazzi? Perchè ero un adolescente passivo, avevo paura di tutto e non avrei mai potuto corrispondere ai criteri maschili della mia famiglia ».
Nel film Guillaume Gallienne interpreta se stesso e anche sua madre senza mai renderla una caricatura. Le immagini cinematografiche si alternano a scene dello spettacolo teatrale grazie a un montaggio sapiente. E si ride moltissimo. Al giovane Guillaume capita di tutto: il padre scopre i suoi travestimenti femminili, si ritrova in Spagna (Gallienne è perfettamente trilingue: francese, inglese, spagnolo) in una situazione flamenca degna di Almodovar, poi in Inghilterra dove pensa di essere in un film di Ivory e s’innamora di Jeremy, bello come Rupert Everett, però eterosessuale. Alla fine, però, Guillaume incontra Amandine – monologo e film terminano così – e se ne innamora. Nella realtà l’ha sposata e oggi hanno un bambino di sette anni. «Il film non è un regolamento di conti. Trovo che sia una bella storia sulla differenza. Non rinnego la mia parte femminile, ma la vita ha fatto sì che mi sia innamorato di Amandine e che lei sia la donna per me. Se Jeremy mi avesse corrisposto, chissà, forse avrei vissuto un’altra storia».
Un’ora e mezza di psicoanalisi. Confidandosi con il suo pubblico al teatro l’autore si autoanalizza cercando, come in una catarsi, di far emergere il suo ‘vero’ e profondo io.
Le scene volutamente ironiche più che farmi ridere mi hanno suscitato pena (un moderno rag. Ugo…). Da vedere ma una sola volta basta
Forse l’opera teatrale è più bella e interessante, ma il film non lo è affatto, non fa ridere né sorridere se non in un paio di occasioni. Bravo certamente Gallienne, che viene dalla Commedia dell’Arte francese, e si vede, ma il film mi è risultato noioso e a tratti irritante (sarà anche per quei capelli odiosi?).
lo andrò a vedere quanto prima, sembra bello: credo sia molto importante scomporre i concetti di gusto sessuale ed identità sessuale e anche atteggiamento, sì, e quanti danni invece possono fare questi nessi non sempre veri e invece presunti tali come fosse scontato, con saccenza e senza porsi domande. E questo film promette di farlo, con ironia e per di più è una storia vera… Giudicherò meglio dopo averlo visto ma, aspetto con fiducia.