Mentre Andy si prepara alla partenza per il college, i suoi fedeli amici giocattoli si ritrovano in un asilo, dove giocare con dei bambini indomabili, con piccole dita appicicose non è molto piacevole. Spinti dal motto “tutti per uno-uno per tutti”, insieme pianificano la grande fuga. All’avventura si uniranno molti nuovi personaggi, alcuni di plastica, altri di peluche, tra cui lo scapolo amico di Barbie, Ken (identificabile come un omosessuale velato), l’istrice con i caratteristici pantaloncini lederhosen di nome Prickles e Lotso Grandi Abbracci, l’orsacchiotto rosa che profuma di fragola… Secondo la scrittrice Natalie Wilson, il personaggio di Ken, sia per la sua raffigurazione che per le sue battute, mette in evidenza che “l’essere omosessuale per un ragazzo o una ragazza sia la cosa peggiore che possa succedere“. Il magazine americano Ms accusa il film d’essere «sconsideratamente sessista» e pericoloso da guardare per i bambini. Lo squilibrato rapporto di sette a uno tra protagonisti maschili e femminili è già motivo di discriminazione: ci sono pochissime donne e tutte dipinte negativamente, dalla bisbetica mamma di Andy, il proprietario dei giocattoli che, nella terza versione della Toy Story, sta per andare al college, alla Barbie «ultraemotiva». E poi c’è l’omofobia. Per Ms, Ken è presentato «come un fashionista gay con la sua passione di scrivere con un inchiostro rosa spumeggiante» e il risultato sarebbe quello di un film per le famiglie in cui si perpetuano stereotipi contro le donne e gli omosessuali. Ricordiamo che Ken è rimasto fidanzato con Barbie per 43 anni senza combinare niente, risulta quindi logico che sia gay (Barbie era con lui ma faceva sesso con Big Jim!)
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Film dove l’appartenere a un padrone e dover accettare che esso decida della vita altrui come dover sottostare a un sistema sociale è una metafora dolorosa e a tratti agrodolce. Del film non mi è piaciuto molto la caratterizzazione di Jessie, la cowgirl che sembra più dipendere dagli altri dietro una scorza da indipendente e solare. I contenuti gay li ho più rintracciati in altri giocattoli che mi ricordano Oscar Wilde tipo l’unicorno (poi il mio è un parere soggettivo). Voto: sette.
sono d’accordo con perles75
il film è meraviglioso. Col cinemagay c’entra pochino però.
Polemiche inutili sul Ken metrosexual (le associazioni gay americane hanno evidentemente tempo da perdere).
Il film è divertente e piacevole a vedersi anche se onestamente tutto questo riferimento all’omosesualità io non è che c’è l’ho visto…
PS alla fine del film avevo i sensi di colpa per i giocattoli buttati…
Tema difficile per me che, superati i 40, sento ancora la mancanza dei miei giocattoli, compagni di una solitaria (e per questo bellissima!) infanzia. Ma almeno al terzo episodio ho superato la paura dell’onda di nostalgia… e ne sono proprio felice. Tanti lacrimotti e trepidazioni per un film che, soprattutto è buono.
Inutile soffermarsi sugli aspetti tecnici, è il “solito” miracolo Pixar, che ringrazierei anche per un altro splendido “corto”, pure inaspettatamente buono, e perché no… per la quasi uscita dall’armadio di Ken.
Capolavoro del cinema di animazione. Contenuto gay (Ken ??) quasi assente, ma non per questo non va visto.
a me il film è piaciuto e poi la critica alla struttura sociale è evidente e credo che per i bambini sia eductivo