Una madre, Pnina (Gila Almagor), esce di notte alla ricerca di un po’ di marijuana per alleviare il dolore del figlio, Uzi (Ido Tadmor), che sta morendo di Aids. Durante il suo drammatico viaggio attraverso le strade di Tel Aviv, riemergono vecchie verità dal suo passato che minacciano di distruggere quel muro di negazioni dietro al quale si è rifugiata per tutta la vita. Attraverso gli incontri e le avventure di quella notte nel mondo gay di Tel Aviv veniamo a conoscenza della vita del figlio prima che si ammalasse. Scene che la madre non è abituata a vedere, incontri con gli amici gay del figlio, situazioni che mettono a rischio la sua stessa vita. Straordinaria la performance dei due protagonisti che ci dipingono con profondità e intensità la complessa e toccante relazione tra una madre e il figlio sofferente. Un film sulla colpa e il rimorso, sull’alienazione e la comprensione, sulla sofferenza e la compassione. Uno dei migliori film del veterano regista israeliano Dan Wolman, che ha detto di essersi ispirato a fatti realmente accaduti nella sua vita. Un film coraggioso, che evita la trappola del sentimentalismo, che non cerca compiacimento, con uno stile duro ma curato e preciso.
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