“Blerta Zeqiri è probabilmente uno dei nomi più conosciuti del cinema kosovaro, grazie ai suoi cortometraggi; in particolare, The Return, del 2012, è valso alla filmmaker dei premi al Sundance e a Sarajevo. Il suo ultimo film, The Marriage, è stato presentato in anteprima mondiale al Concorso opere prime del Tallinn Black Nights, ed è una delle opere prime europee più valide dell’anno.
Sin dall’inizio, Zeqiri ci mostra che la società che fa da sfondo alla storia è piena di contraddizioni. La coppia di trentenni formata da Bekim (Alban Ukaj) e Anita (Adriana Matoshi) sta programmando il matrimonio, e nello stesso tempo sta scegliendo una cucina ed è in attesa di sapere se i resti dei genitori di Anita, scomparsi durante la guerra, verranno riportati in Kosovo dalla Serbia.
Bekim è proprietario di un bar e una sera, mentre è lì con Anita, riceve una visita a sorpresa dal vecchio amico Nol (Genc Salihu) di ritorno dalla Francia, dove studia e porta avanti la sua carriera musicale. Dopo che Anita ha cercato di consolare Nol per essere stato lasciato “dall’amore della sua vita”, la coppia precipita in una lite molto accesa, le cui ragioni sono difficili da spiegare.
Con un divertente escamotage narrativo, ci viene mostrato che la coppia è di nuovo unita e va a una cena a casa della famiglia di Bekim. La serata è idilliaca, ma Bekim viene raggiunto da una telefonata e deve andare a prendere Nol alla stazione di polizia. L’amico è stato picchiato da estremisti religiosi e questa scena ci conferma la natura della relazione tra i due uomini. Dopo che Bekim ha riportato a casa Nol, Zeqiri inserisce una delle scene di sesso omosessuale (o sesso tout court) più appassionate e memorabili del recente cinema d’autore, senza tuttavia essere affatto esplicita.
La regista fa finire il film con un matrimonio, ma quello che accade non è per niente ciò che ci si aspetterebbe da un film che si conclude con un matrimonio, anzi è proprio l’opposto; e bisogna riconoscere a Zeqiri grande audacia e abilità nell’aver collocato quella che è essenzialmente una storia d’amore universale in un contesto così particolare.
I tre personaggi si stagliano in carne e ossa e la loro situazione è del tutto realistica. Questo, da una parte, si deve all’idea chiara che la cineasta ha di quello che vuole e di come ottenerlo: flashback discreti e ben piazzati per stabilire le relazioni tra i personaggi, un episodio per mostrare l’auto-omofobia di Bekim, una camera a spalla vicina ai protagonisti e una palette di colori vivaci per condurci al cuore della storia.” (Vladan Petkovic, Cineuropa.org) Premio speciale della critica e della Giuria come miglior opera prima al Tallinn Black Nights Film Festival.
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