Il film (il cui primo titolo “Tomboy” era più esplicativo) è l’adattamento di un fumetto co-scritto dallo stesso regista Walter Hill, che purtroppo non ritrova in questo film le vette, nemmeno lontanamente, di suoi lavori precedenti (“I guerrieri della notte”, “Strade di fuoco”, “48 ore”, ecc.). Una chirurga (The Doctor Rachel Kay, Sigourney Weaver) imprigionata in un ospedale psichiatrico per operazioni illegali (una collezione di cadaveri di dubbiosa origine) e collegata ad una organizzazione criminale, racconta a uno psichiatra (Ralph Galen,Tony Shalhoub) il motivo per cui si trova dietro le sbarre: l’uccisione del suo giovane fratello tossicomane, il desiderio di trovare il suo assassino e la vendetta che ha voluto esercitare. Una vendetta sicuramente speciale: il rapimento dell’assassino, un giovane sicario di nome Frank Cucina (Michelle Rodriguez) che viene tradito da un collega, e la sua trasformazione in donna. Al suo risveglio Frank, furioso per la sua nuova figura transgender, vuole solo vendicarsi. Assistita da un’infermiera, questa nuova donna deve anzitutto adattarsi alla sua nuova condizione…
Il film vorrebbe essere un thriller, una versione al femminile del “Silenzio degli innocenti”, ma in realtà è solo un modo contorto per esprimere fantasie sessuali represse nei confronti delle persone del terzo sesso (devastante l’insistenza per gran parte del film su scene di Michelle Rodriguez nuda sia come uomo che come donna, con relativi atti sessuali, per non parlare del trucco quasi ridicolo con barbe posticce e peni di plastica). Si vorrebbero ripercorrere gli assunti transessuali sfruttati da diversi film degli anni ’70 e ’80, ottenendo solo il risultato di una disturbante divagazione dal plot principale che richiederebbe una linea d’azione più marcata e coerente. Alla fine ci troviamo davanti solo ad un film misogino, il cui messaggio principale sembra essere quello che non ci sia punizione più grande di essere donna (di conseguenza criminalizzando le operazioni di riassegnamento del genere). Già in fase di progettazione del film si erano levate proteste per come veniva considerata la tematica transgender, proteste che non sono mancate anche all’uscita del film nelle sale (col rischio di pubblicità indiretta), calmierate solo dai pochi che leggono nel film il messaggio che il sesso di qualcuno è definito più dalla parte interiore che da quella esteriore.
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