Il film è basato sulla omonima commedia di Robert Andersen, dove però il protagonista Tom era realmente un omosessuale che preferiva i libri alle donne. Il regista Minnelli, causa le insistenze dei censori, trasforma il giovane Tom in un ragazzo etero che è erroneamente sospettato di omosessualità e per questo tormentato dai compagni di scuola. Sono passati più di cinquant’anni dall’uscita di questo film ma le cose raccontate si possono leggere ancora nelle cronache scolastiche di oggi. Tom è cresciuto senza la madre e con il padre spesso assente per cui ha dovuto imparare a cucinare e a cucire e considera queste cose normali. In una delle prime scene del film vediamo Tom aiutato a mettersi il costume della recita dalla signora Laura, moglie del direttore della scuola, con la quale entra subito in forte sintonia. Quando i compagni lo vedono nel dormitorio che sta cucendo un bottone sulla camicia iniziano a sfotterlo chiamandolo “sorellina” (sister boy). Il pensiero che Tom sia omosessuale (la parola non viene mai pronunciata) sembra mettere tutti, giovani e adulti, nel panico. La loro angoscia si trasforma facilmente in crudeltà. Per dimostrare la sua virilità Tom farà visita a Ellie (Crane), una prostituta locale. Ma quando anche Ellie lo umilia, preso dalla collera cerca di suicidarsi con un coltello della cucina. Quando Laura viene a conoscenza dell’accaduto decide che è ora di mettere fine ai tormenti di Tom ricambiando il suo amore. Dormendo con lui (fuori scena naturalmente) avrà coraggiosamente salvato la vita del ragazzo al prezzo di rovinare la sua. Una evidente ironia della storia è che il marito di Laura si rifiutava di dormire con lei. Tom risulata alla fine essere l’unico vero uomo del film.
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