Il film racconta la storia di Re Amadeo di Spagna, focalizzando la farsesca posizione in cui venne a trovarsi durante i suoi tre anni di regno. Il regista ha dichiarato di essere stato completamente libero nella realizzazione e di aver lasciato altrettanto liberi i suoi attori, cosa che ha generato un’opera che si allontana da qualsiasi biopic, assumendo caratteri surreali, visionari, camp, piena di sensualità e poesia, con una stupenda colonna sonora pop.
Amadeo di Savoia (Àlex Brendemühl), figlio del futuro Re d’Italia Vittorio Emanuele II, fu invitato dal parlamento spagnolo e dal generale Prim ad abbandonare il suo ducato in Italia per essere incoronato Re di Spagna nel 1870, dopo l’abbandono della regina Isabella II. In quegli anni la Spagna era minacciata dal repubblicanesimo, dal separatismo, pervasa da uno scontento crescente, con i lavoratori in continua agitazione. Amadeo, che amava definirsi “il Re Repubblicano”, aveva idee progressiste che contemplavano anche una netta separazione tra Stato e Chiesa, cosa che non poteva essere digerita da una classe dirigente corrotta, venale, piena di intrighi e cospirazioni. Quando viene assassinato il Generale Prim, primo se non unico sponsor di Amadeo, questi è consigliato, o meglio, costretto a ritirarsi in un remoto castello, assistito da un gruppo di servi fedeli. Il film si dilunga a raccontarci questo esilio dorato, con un re praticamente solo ed incapace di recuperare l’autorità necessaria per governare. Attorniato da servi che fanno di tutto per alleviare le preoccupazioni del re, con storie omoerotiche capitanate da uno splendido Lorenzo Balducci, unico attore italiano gay dichiarato (insieme al comico Leo Gullotta), qui al suo secondo ruolo gay dopo “Good as You”, che si esibisce anche in una sensualissima penetrazione (hard) con anguria. Tra pavoni e tartarughe tempestate di gioielli che vagano per le grandi e solitarie sale del castello, animate dai volenterosi servi con pioggie di coriandoli e gioiose danze, si consuma il dramma interiore del Re che nemmeno l’arrivo della moglie, nella seconda parte del film, riuscirà a risollevare. Dopo tre anni di regno il Re, inizialmente pieno di ottimismo e speranza per il suo compito, sarà costretto ad abdicare. Alcuni hanno cercato paragoni con l’ambiente descritto dalla serie Downton Abbey, qui in versione assai più lasciva, mentre a noi ci è sembrata un’originale rappresentazione che richiama più verosimilmente il cinema di Greenaway, Jarman o Serra, ricca di sensualità e visionarietà, che merita assolutamente la nostra attenzione. Senza dimenticare l’attualità, come scrive il critico David González: “… il film riflette la crisi spagnola attuale attraverso il governo corrotto, la distanza dal suo popolo e i dubbi sulla nozione di patria (il conflitto catalano emerge attraverso il discorso di Amedeo e le lingue utilizzate), ma senza perdere la capacità di fantasticare, sorprendere e, già che ci siamo, divertire”.
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un film molto particolare, fotografia surtinta talvolta soft core ma trama comunque interessante, sembra una piece teatrale e non perdetevi la scena dell’ anguria….
sarebbe da approfondire la storia reale di questo singolare sovrano