Esordio nel lungometraggio di Fabiomassimo Lozzi (scrittore, sceneggiatore e autore finora soprattutto di documentari e corti) che -dichiaratamente- intende rendere omaggio al melodramma tipico degli anni Cinquanta (più a quello americano che a quello italiano).
Rappresentante più che degno del cinema indipendente d’autore italiano, in questo lavoro Lozzi si è impegnato al massimo sia dal punto di vista formale che contenutistico (ma è il primo aspetto a risultare il più riuscito).
Amore folle e morboso, sesso disperato, ossessioni, sentimenti esasperati, allucinazioni, lacrime a piè sospinto, fughe, rimpianti, morte (nonché omosessualità) sono i temi portanti: non tutto è chiaro e coerente nella narrazione (ispirata a un fatto realmente accaduto una ventina d’anni fa) con il suo mix di kitsch, commedia, tragedia, deliri, lutti, sofferenze varie, amori materni e amori passionali… ma è indubbio che il film coinvolge (e commuove in più di un punto) grazie anche a una raffinata regia e a uno stuolo di attori da applaudire incondizionatamente (benché sia forse da rimproverare una certa impostazione eccessivamente teatrale).
Un film surreale e delirante (con un’intensa e suggestiva colonna sonora) dove tutto è eccessivo ed estremo (in diretta polemica con il generale piattume che ci circonda?) che si differenzia -coraggiosamente- dalla corrente produzione italiana… basterebbe solo questo per renderlo degno di nota. (Cineocchio.org)
Il regista, gay dichiarato che vive a Londra col suo compagno, è al suo secondo lungometraggio dopo il film a tematica “Altromondo”.
Un melodramma con velleità psicologiche (la madre che soffre per la perdita del figlio) ma non mi ha convinta. Buchi e incertezze nella sceneggiatura
Uno dei migliori film Italiani degli ultimi anni ,eccessivo,melodrammatico,surreale,una vera scoperta tardiva da parte mia….splendido.
Qualcuno ha questo film?
Film veramente molto bello, interessantissimo, diverso dai tanti film italiani piatti e televisivi, realizzato con grande stile cinematografico. La storia è appassionante e tragica. La Jelo è bravissima, da brividi, come pure Federico Pacifici, commovente nella parte del marito, il personaggio più interessante del film insieme all’editore interpretato dal bell’Alessandro Riceci, bravo e toccante. Ma soprattutto bellissimo Ivo Micioni, intenso nel difficile personaggio ossessionato da una passione delirante che si rivela essere un alibi. Un nuovo volto del cinema italiano che non ha paura di mostrarsi in molte scene di nudo integrale (che gli fanno onore), ma che dimostra capacità di ottimo interprete. Musiche, fotografia, scene e costumi sono tutti di prim’ordine. Un’opera prima da non perdere assolutamente , soprattutto per chi ama l’originaltà, lo sile, il cinema europeo e quello di una volta.
E’ un piccolo gioiello per il cinema italiano di oggi. E se il protagonista è bravo ma senza nulla togliergli soprattutto bello, la vera artista a 360° del film è Guia Jelo, straordinaria nella sua follia e nella sua “sicilianità”. Lo consiglio e mi dispiace che questi film passino quasi inosservati nelle sale italiane per far gran posto a grandi sciocchezze di cinepanettoni.
Certo che ci vuole coraggio a mettere quelle due brutte recensioni, compresa quella di un ignorante giornale di destra piuttosto omofobico (vedi il banale commento sulla nudità maschile del protagonista). Sui giornali e su internet ci sono ben altre recensioni più serie e approfondite che ti fanno capire che si tratta di un film molto bello, commovente e intelligente. Io l’ho scoperto ieri sera senza sapere nulla e l’ho trovato stupendo. Giudicatelo voi invece di far parlare gli omofobi al posto vostro.