Londra, estate 1958. Silver Johnny (H. Matheson) è un giovane cantante rock che ha successo nell’Atlantic Club di Soho. Intorno a lui ruota un sottobosco losco di anziani impresari gay (A. Serkis, H. Pinter) e amici dissestati o scapestrati (Baby: A. Gillen; Mickey: I. Hart; Skinny: E. Bremner) che si trovano incastrati in un inesorabile meccanismo, alimentato dalla perversione e dall’avidità. Tratto dalla pièce grottesca omonima (mojo è termine gergale per droga) dello stesso regista che l’ha adattata con il fratello Tom. – ‘Soho’ parte come un racconto dell’età del rock, continua come un dramma della follia e della pedofilia, e si chiude con una quantità di cadaveri degna di un dramma elisabettiano, spiazzando chi si aspetta una logica da ‘genere’. Ma il suo maggior limite è non liberarsi dalle sue origini teatrali, che rendono tutto il film claustrofobico ed enfatico. Un’enfasi teatrale che hanno anche i pur bravissimi attori, spinti da Jez Butterworth, al suo debutto cinematografico, verso eccessi da cabaret espressionista buoni in scena ma stonati sullo schermo. Svetta, fra tutti, Pinter, in una parte praticamente muta, tutta affidata alla sua odiosa ambiguità: un modello di misura che sarebbe stato opportuno copiare.” (Irene Bignardi, La Repubblica)
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