Varie
Sogno il Mondo di Venerdì è uno sguardo in presa diretta su una parte del nostro Paese (multiculturale, marginale, periferica) sballottata dalla crisi economica, che una parte dell’altra Italia vuole nascondere, disconoscere, anche se fa parte ormai del vissuto quotidiano di metropoli, come Milano, dove è ambientato il film: è però una Milano in tono minore e molto lontana e diversa da quella “da bere” che abbiamo conosciuto. A questo sguardo agganciato al reale, con un taglio iperrealistico, si contrappongono improvvisi squarci lirici caratterizzati da pezzi musicali cantati dagli stessi personaggi, che in qualche maniera vogliono raccontare i loro sentimenti. È sicuramente questa la parte più originale dell’opera, che denota una ricerca stilistica interessante e nuova nel panorama cinematografico italiano.
SINOSSI:
Per comprare un permesso di soggiorno due giovani arabi sono costretti a fare una rapina. Il tentativo non va a buon fine e uno dei due rimane ferito. Ma anche per l’altro, Karim, inizia un calvario.
Fabio lavora in un istituto bancario, ma sta facendo casini col lavoro per saldare i debiti contratti con il gioco d’azzardo. Nei suoi casini coinvolge anche Betty, una giovane trans innamorata di lui.
Due donne (Irene e Luigia), che vivono insieme e sembrano semplici amiche, vedono sconvolto il loro piccolo mondo. Una di loro, Irene, ha problemi di alcolismo e improvvisamente si ritrova a dover fare i conti con un passato doloroso a causa di un giovane ragazzo, Gianni, che è venuto ad abitare nello stesso condominio.
Sono loro i protagonisti della storia. Non si conoscono, ma si sfiorano, si incontrano, si incrociano, poi, ad un certo punto, cominciano ad interagire tra loro… (continua). I loro destini, in qualche maniera, si legano. Ma tutti loro fanno fatica a lottare contro questi destini. E quando sembra che tutto stia per crollare, improvvisamente si fermano, guardano nell’obbiettivo e si mettono a cantare. È una confessione, un mettersi a nudo, un rivolgersi allo spettatore nel tentativo di creare un rapporto diretto, senza più finzione, nella sincerità della musica e dei sentimenti. In questo incontrarsi, conoscersi e confessarsi, raggiungono in qualche modo una presa di coscienza, forse capiscono chi sono e cosa possono fare. Qualcuno riesce a ritagliarsi nuove possibilità, qualcun altro invece sembra non avere scelta…
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NOTA DEL REGISTA:
Può succedere che la tua vicina di casa, persona tranquilla, ha ospitato uno che ha appena fatto una rapina e che a sua volta coinvolge un amico, ignaro dei fatti.
Quest’amico coinvolto, casualmente, ha appena tinteggiato la tua casa.
Tua moglie litiga con te per colpa della badante straniera, che è diventata la tua amante e contemporaneamente si è fidanzata con un malavitoso che ha portato in casa, a tua insaputa: le coincidenze possono essere molteplici e fra queste si può leggere un unico comun denominatore, come nel caso di questa storia corale.
La solitudine e la ricerca d’amore è ossessiva e si fa ancora più forte se a questa esigenza si somma la “banalità” dell’esistenza.
Dover pagare la bolletta e non avere soldi “diventa”un fatto morale che si spinge fino all’etica. Una città come Milano con i suoi abitanti risponde esattamente alle esigenze di vita quotidiana globale, dove l’apparire ha la meglio sull’essere.
Il cinema italiano del dopoguerra raccontava delle miserie che questa aveva prodotto e De Sica con le sue storie è riuscito a cristallizzare quei momenti rendendoli eterni.
Producendo senza retorica una memoria di chi ha posato lo sguardo sulle meraviglie di film come “Umberto D.” o “Ladri di biciclette”.
Queste opere hanno condizionato fortemente il mio immaginario, ed è per questo che oggi l’esigenza di raccontare le nostre miserie si è affacciata alla mia mente.
Tutti parliamo e pensiamo allo stesso modo e non riusciamo a sganciarci dalle logiche che abbiamo reso inattaccabili.
Questo film è la ricerca a tutto tondo di un racconto che tenta di interrompere le logiche di narrazione “precostituite”, che tutti oggi chiamano “mainstream”.
È un gioco pericoloso perché ci si espone agli attacchi di tutti quelli che vorrebbero un solo modo di affacciarsi allo “spettacolo” che un film produce.
Tutto deve essere “detto”, nessun personaggio deve sfuggire alla trasparenza e tutte le azioni devono portare alla pulizia totale e al racconto di tipo televisivo, per non parlare del finale, che deve essere assolutamente propositivo, con il rischio che un film sul razzismo diventi paradossalmente un film razzista.
Il titolo, poi, deve contenere la parola” amore”, altrimenti il distributore si “arrabbia” e il film rimanere sulla scrivania…
Come si fa a pensare in queste condizioni alla libertà di esprimersi che si materializza con la sperimentazione?
Forse bisognerebbe chiarire a noi stessi, che la sperimentazione è la vera chiave di libertà, perché produce nuove cose e naturalmente bisogna anche accettare che questo modo porta in se come “conditio sine qua non” l’errore.
(Pasquale Marrazzo)
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“… più amara, invece, la vita dei personaggi di Pasquale Marrazzo, che in Sogno il mondo il venerdì (Cineasti del presente) mette su un carrozzone di varia umanità nella Milano più emarginata e disastrata, fatta di immigrazione disperata- un clandestino che partecipa a una rapina in cui ci scappa il morto e che finirà vittima di un incidente sul lavoro-, di precarietà giovanile- un cameriere vessato e persino picchiato dal suo padrone-, di outsider che vedono i loro sogni infrangersi nell’incubo di un’Italia sempre più in crisi. Nobile e interessante l’operazione, ovvero il cercare di raccontare con originalità le ferite aperte del nostro paese: dalle sessualità non considerate da questa società subdolamente machista (una trans maltrattata e sfruttata, tre gay conviventi, donne sole e solidali) alla microcriminalità che si fa sistema di sopravvivenza, di carne al fuoco ce n’è anche troppa. Ma gli attori non sono all’altezza e la struttura narrativa e visiva è tutta sballata, dai commenti musicali dei protagonisti ai dialoghi, in alcuni momenti imbarazzanti. Peccato, perché la voglia di sperimentare e alcune idee meritavano miglior fortuna.” (Boris Sollazzo, Liberazione)
ma per vederlo?
Film bellissimo dove finalmente non si vedono le solite frociate….le canzoni sono commoventi. Bello bello bello