“Sexe, gombo et beurre salé” è una commedia briosa, ambientata nella comunità nera di Bordeaux, che racconta come la curiosità e la disponibilità nei confronti dell’altro possano aiutare ad accettare meglio le proprie debolezze e in definitiva a vivere meglio, nello spirito solidarista e umanista di Robert Guediguian, che produce il film. La serata del compleanno della ancor avvenente moglie Hortense (Mata Gabin) è destinata a scuotere l’esistenza ciecamente tranquilla ed egoista dell’ultrasessantenne ivoriano Malik (Marius Yelolo), che vive a Bordeaux da oltre trent’anni ma ha conservato forti legami con il paese d’origine. Non solo Hortense rientra tardi dal turno in ospedale ma, di nascosto dai due figli, nottetempo prende armi e bagagli per fuggire dal suo amante, un ostricultore di Archachon. Incerto sul da farsi, Malik si precipita a casa del primogenito Dani (Diouc Koma), scoprendo che vive con un uomo: sconvolto dalla vergogna per il doppio scacco, tentato di cedere alle attenzioni della vicina Myriam (Lorella Cravotta), ricorre prima a tutte le sue arti arrugginite per riconquistare Hortense, per poi giocare l’ultima arma pesante, cioè richiamare da Abidjian la suocera Tatie Afoué (Marie-Philomène Nga). Il pragmatico e generoso donnone in boubou compie il miracolo di ravvicinare Malik al reietto Dani, che già aveva scodellato in casa del padre Amina (la bella Aïssa Maiga di “Bamako” e “Bianco e nero”), una giovane incinta e in cerca di aiuto, ma sarà soprattutto l’amore di Dani per Malik e il suo desiderio di paternità a far tornare il sorriso sul volto dell’imbolsito patriarca.
La nostalgia per l’Africa e l’attaccamento ai valori tradizionali di un vecchio immigrato di prima generazione, la fuga dal focolare domestico di una donna che scopre di essere “innamorata come una ragazzina”, la condizione di un giovane omosessuale ben inserito socialmente ma incompreso dal padre, i timori di una ragazza incinta e senza punti di appoggio, la solitudine di una signora di mezz’età consolata solo dalle telenovelas: se umori e patemi del racconto ne amplificano la densità emotiva, a stornare ogni rischio di caduta nel mélo è, oltre che la costruzione studiatamente ellittica dello script, ricco di gag e trovate commediche di derivazione screwball, la misurata direzione degli attori, dato che arricchisce la tavolozza di un Haroun finora alle prese solo o quasi con non professionisti. (Festival Cinema Africano)
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