Sentirsidire

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Sentirsidire

Superato l’intoppo censorio, che ne ha rallentato il count-down dell’uscita, per «Sentirsidire. Quello che i genitori non vorrebbero mai» è arrivato finalmente il momento della visibilità. Il film, attesissimo (sul web la tribù «defilippiana» ha fatto rullare i tamburi: il protagonista è Francesco Mariottini, star di Amici 7) racconta le storie parallele e incrociate di due ragazzi di estrazione sociale e di provenienza geografica opposte che si incontrano portandosi addosso il carico gramo di disagi e ferite. Ludovico (Mariottini) è il borghesuccio figlio di papà cresciuto nel burro e allevato in batteria, ma non per questo meno esposto ai traumi e ai vuoti familiari: i genitori sono sempre i primi a dare il cattivo esempio di «mala educaciòn». Filippo (Vincenzo Taormina) invece è un bambino agrigentino di umili natali che vive in una terra bella e selvaggia. Il prologo ci mostra la sua prova di iniziazione sessuale per guadagnare il diritto di appartenenza al gruppo e soprattutto un’esperienza subita di abuso.
Tredici anni dopo circa, Ludovico e Filippo approdano a Milano. Il primo, anaffettivo, insofferente ad ogni regola ma tenace nel perseguire la bella vita con cinismo gaudente, è parcheggiato all’università, solo che il padre gli ha stretto i cordoni della borsa e lui è dunque costretto a reperire proventi. Il secondo, ingegnere disoccupato, è emigrato al Nord al seguito di un padre che muore in un incidente sul lavoro. Trovatosi capofamiglia per un colpo di coda del destino, anche lui è in difficoltà economica. Le storie si intrecciano a Parco Ravizza dove i ragazzi di vita, vendendo il proprio corpo, acquisiscono il contante pronto cassa. Dalle due maledizioni nasce un’intensa amicizia che sarà messa a dura prova da brutte sorprese. Il finale cita «Thelma e Louise», riservandosi però una chance di sopravvivenza. «Sentirsidire», scritto da Paola Golferini, è un melò generazionale che racconta il malessere giovanile e la morale farisaica degli adulti. Non mancano alcuni difetti tipici delle opere prime (attori acerbi, estetismi ad effetto, personaggi ad angolo retto), ma va anche detto che la regia di Lazzari dimostra scatto, competenza narrativa e consapevolezza: il film, non dimentichiamolo, è mirato su un target specifico, che ha i suoi gusti e il suo immaginario televisivo. (Nino Dolfo, BresciaOggi )

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5 commenti

  1. Fabiononloso

    Care le mie cinefile, ma questo film in che posizione l’avete visto? SENTIRSIDIRE è un film fenomeno, come recentemente ha dichiarato Anselma Dell’Olio ed è assolutamente vero.
    La musica è stupenda, composta da tre grandi artisti Damien Rice, James Morrison e Nate James. La fotografia è meravigliosa come ha dichiarato il critico cinematografico Mario Sesti. Ed infine un plauso al regista/produttore Lazzari che di tasca sua ha realizzato questo film, arrivando alla distribuzione con una major americana come la Universal Pictures. Quando guardate un bel film non fate uso di sostanze stupefacenti (popper).

  2. thediamondwink

    recitazione pessima, sceneggiatura davvero poco originale e regia pessima … brutto, brutto, brutto!
    La fine ‘purificativa’ è così stupida, insipida, non dice niente! Lasciate perdere

  3. film pietoso… recitazione insopportabile. La trama passabile pure, ma sceneggiatura, attori, musiche, costumi… tutto ben pensato per una pellicola che, guardala fino alla fine è davvero un sacrificio. Se questo è il massimo che la Defilippi produce… poveri noi!

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Varie

Primo film italiano girato in Red Raw 4K, una definizione 4 volte superiore. Il film aveva ricevuto il divieto ai 18 anni, poi modificato in 14 anni.
Dopo una piccolissima distribuzione nelle sale da parte di Microfilm, il film è stato acquisito dalla major americana UNIVERSAL PICTURES che ha inserito il lungometraggio nel catalogo delle uscite “natalizie” in DVD, il 14 dicembre 2011.

CRITICA:

“… in questo gioco di attualità il regista inserisce la leggerezza televisiva attraverso l’uso di Francesco Mariottini che, oltre ad attrarre l’attenzione del pubblico giovanile, di questo rappresenta il volto più sano e propositivo. Una scelta che, prescindendo dalla performance interpretativa non certo brillante del ballerino di Amici, presuppone la prospettiva di un’operazione spinta dalla passione cinematografica ma certo non avulsa da una progettualità attenta e perspicace. Così, se la riuscita di un progetto visivo dipendesse esclusivamente dall’individuazione di una tematica valida e dall’entusiasmo risposto nella realizzazione, Lazzari avrebbe ottenuto ad honorem il diritto ad un esordio perfetto, ma il cinema è fatto di forme e tempismi che, almeno in questo caso, dimostrano tutte le lacune di un’opera prima. Accurato e interessante nella realizzazione tecnica, il film non riesce però a mantenere lo stesso livello nella gestione narrativa di un insieme forse troppo impegnativo per non cedere all’errore. Personalmente coinvolto da un racconto dalla forte immedesimazione, il regista bresciano non mantiene il distacco dell’autore, cullandosi con un minimo di compiacimento artistico, nella ricostruzione di un’enfasi eccessiva. Un gioco di rimandi estetici e ricostruzioni ambientali che, guardando a modelli alti, poggiano con pesantezza sulle spalle di un cast anagraficamente e artisticamente impreparato ad un impegno che richiede maggior astuzie professionali. Un errore di valutazione,questo, che, non modulando le aspettative rappresentative con quelle interpretative, colloca il film nel limbo delle buone occasioni perse.” (Tiziana Morganti,, Movieplayer.it)

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