Negli anni ’60 e ’70 un flusso continuo di antropologi si recarono nel Bacino dell’Amazzonia per osservare e studiare la comunità degli indiani Yanomami, una tribù ancora ‘vergine’ in quanto non aveva mai avuto contatti col mondo civilizzato. Trent’anni più tardi, gli eventi che hanno circondato questa infiltrazione sono diventati motivo di scandalo e di litigio tra gli accademici. Violazioni mediche e sessuali, documentate da una vastita di dati raccolti sono state messe sotto il fuoco incrociato degli studiosi. Un antropologo racconta il suo interesse sessuale verso alcuni uomini della tribù, ma è difficile stabilire quale sia stata la verità, cioè quanto quest’esperienza fosse genuina negli indiani o quanto fosse indotta. Il regista José Padilha impiega due provocanti strategie per mettere in discussione i confini di quegli incontri di culture differenti. Permette ai professori accusati di attività nefande di difendersi direttamente e contemporaneamente permette agli Yanomami di raccontare il loro punto di vista su quei fatti. Quando questa affascinante indagine arriva a decostruire la legalità coloniale, essa diventa anche una sfida ai miti dell’obbiettività nella nostra società e alla vera nozione di alterità.
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