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CRITICA:
Nella sfiancante pioggia di commedie all’italiana che hanno annegato la stagione in corso (circa 40 in un anno), ‘Scusate se Esisto!’ di Riccardo Milani è probabilmente la più inaspettatamente divertente (‘si ride!’ clamoroso al cinema). Tornato lo scorso anno in sala con Benvenuto Presidente!, Milani ha sceneggiato il suo sesto lungometraggio al fianco della moglie, Paola Cortellesi, qui splendida, mutevole e a tratti esplosiva mattatrice insieme a quel Raoul Bova che aveva già incrociato nel delizioso Nessuno mi può giudicare di Massimiliano Bruno. Coppia che vince non si cambia. Fortunatamente, potremmo dire in questo caso.
Perché Scusate se Esisto! è nato quasi per caso, nel salotto della famiglia Milani-Cortellesi. Qui, tra la lettura di un giornale e l’altro, i due si sono imbattuti in un Paese allo sbando eppure meraviglioso, unico nel suo genere. Ne è così uscita fuori la figura di una giovane nata ad Anversa, che non è in Belgio ma in Abruzzo, architetto fuggito dal Bel Paese per fare ricche e appaganti esperienze all’estero. E tornare illogicamente in Italia, sfatando così il mito che da altre parti si viva meglio. Ma quando mai. In meno di 10 minuti è la stessa Cortellesi a raccontare la genesi della sua Serena, con un montaggio tanto serrato quanto spassoso che ha il merito di condurre la commedia su un binario incredibilmente esilarante.
Addirittura 5 gli autori del soggetto, tra i quali quel Ivan Cotroneo ‘padre’ di Tutti pazzi per l’Amore abbondantemente omaggiato, e ben 4 gli sceneggiatori, per un risultato di scrittura finalmente evidente, cosa tutt’altro che scontata all’interno delle commedie italiane solitamente fatte con lo stampo. Nella disperata ricerca di un lavoro in una Roma caotica e coatta, Serena finisce quasi per caso nella periferia estrema della Capitale, dinanzi a quel mostro edilizio che il mondo ci ‘invidia’. Il Corviale. Qui, dopo aver subito un furto, il promettente architetto scoprirà che è partito un bando per riqualificare l’intera zona, tanto da provare a parteciparvi con un’idea ‘ecologica’ e fortemente legata agli abitanti del mostruoso palazzo. Peccato che in un ambiente lavorativo dominato dagli uomini perché sfacciatamente maschilista, Serena Bruno debba fingersi uomo. Ovvero, di essere la segretaria dell’architetto Bruno Serena. In modo che il suo splendido progetto venga accettato e possa cambiare non solo la sua esistenza ma anche quella di chi vive quotidianamente nell’inferno del Corviale. Un po’ quel che capito’ a Whoopi Goldberg nel 1996 con Funny Money – Come fare i soldi senza lavorare. Per riuscire nell’impresa Serena dovrà affidarsi a Francesco, bellissimo e fascinoso proprietario del ristorante dove fa la cameriera, da tutte le dipendenti ammirato ma purtroppo per loro omosessuale. Con ex moglie e figlio a carico. La coppia impossibile diverrà così complice, l’uno con l’altra, condividendo segreti, inganni e soprattutto affetti.
Una commedia a più strati, quella edificata dal duo Milani-Cortellesi. Una commedia che ha provato a raccontare un pezzo d’Italia, cavalcando aspetti sociali di vario tipo, tra un mondo del lavoro ancora troppo fortemente contrario alla figura femminile e quelle periferie urbane massacrate da centri commerciali invivibili ed opere abitative spaventose, senza mai diminuire il flusso di risate, sincere e a tratti esagerate, come da tempo non si vedeva nel cinema italiano. La pellicola ha preso spunto da un progetto realmente esistente, voluto dal Comune di Roma e portato a termine da un architetto donna, che nel 2015 vedrà la ‘reale’ riqualificazione del mitologico Serpentone romano. L’architettura sociale che si fa strada all’interno di una città negli ultimi anni sommersa dal cemento, il più delle volte inguardabile nella sua conclusiva rappresentazione.
Stravolgendo le dinamiche della solita commedia romantica, perché qui Bova e Cortellesi sono fisicamente impossibilitati a fare qualsiasi cosa, in quanto lui gay, Milani ha così indirizzato l’intero film verso orizzonti piacevolmente inediti, tra momenti musical stravaganti e surreali ed incursioni attoriali perfettamente bilanciate. Il cast di contorno di ‘Scusate se Esisto!’ è infatti ineccepibile. Tra i volti non noti spiccano la strabordante zia abruzzese di Serena, che sembra quasi parlare un’altra lingua a causa dello spiccato dialetto, e la dolcissima anziana inquilina del Corviale, che ai più romantici della commedia italiana avrà ricordato l’indimenticabile Sora Lella di verdoniana memoria. Sette anni dopo Saturno Contro si sono ritrovati sul set Ennio Fantastichini, ignorante, ricco e maschilista architetto, e Lunetta Savino, sua segretaria per 30 anni ombra nascosta in quanto perdutamente innamorata, mentre stupisce in positivo Marco Bocci, nel ruolo della ‘checca isterica’ tutta urletti e mossette eppure meno vuoto di quanto possa apparire, tanto da citare Lev Tolstoj a tavola. Poco da aggiungere sulla Cortellesi, invece, che ha ancora una volta confermato di essere la migliore attrice italiana ‘commediante’ della sua generazione.
Bova, che Milani introduce con una vera e propria sfilata per sottolinearne la principesca bellezza, regalandogli persino una geniale parodia di Ghost con un ‘piede’ al posto del famoso vaso formato da Demi Moore e Patrick Swayze e un balletto ‘omo’ in discoteca con annesso spogliarello, matura invece nel corso dei 100 minuti grazie alla vicinanza dell’amica Paola, che lo aiuterà attivamente a scoprire quel lato paterno per troppi anni nascosto sotto metri e metri di paura. Lo ‘Scusate se Esisto!’ del titolo, ovviamente, è riferito alla sua protagonista principale, goffa, intelligente e dalla parlata forbita/abruzzese ma il più delle volte presa poco in considerazione da chi è chiamato a giudicarla, emblema forse un po’ forzato della ‘donna italica’, soprattutto nel mondo del lavoro. La costruzione provocatoriamente maschilista voluta dal regista è probabilmente legata a tempi ormai andati, e qui chiaramente forzati, tant’è che a riqualificare il vero Corviale, come detto, sarà proprio una signora, ma il percorso che Milani costruisce per arrivare ad un punto di non ritorno e all’exploit dell’orgoglio femminile’ fa indubbiamente breccia, bilanciando così nel migliore dei modi un film intelligentemente ‘divertente’. E scusate se è poco. (Federico Boni, Cineblog.it)
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Quella di Serena Bruno, geniale architetta abruzzese, non è stata esattamente una fuga di cervello. Forte della grande passione per lo studio e della brillantezza che l’hanno contraddistinta fin dalla più tenera età, Serena è andata “solo” a specializzarsi all’estero, con la speranza, un giorno, di poter mettere a frutto quanto imparato in quell’Italia ipocrita e un po’ meschina che proprio non riesce a valorizzare i suoi giovani. Quando la ragazza torna nel Bel Paese ad attenderla non ci sono i tappeti rossi che si riservano ad una star, ma i capricci dei clienti del Paradiso della cameretta, le manie di grandezza di uno strozzino ripulito che vuole costruire un mausoleo d’oro a Morena e i menù di un ristorante alla moda in cui Serena si distingue come cameriera professionale e abnegata, incoraggiata dalla presenza di quel titolare bellissimo, Francesco, che fa sognare tutte solo scendendo le scale e di cui si innamora all’istante, salvo poi scoprire che è gay.
L’amore per l’architettura però non la abbandona mai, così, finita per caso a Corviale, vittima di un furto esilarante, Serena scopre quale sia il suo principale obiettivo, ristrutturare e valorizzare il famigerato Serpentone, una striscia di cemento in cui le persone sono costrette a vivere in un’inquietante caos. L’idea è brillante, colorare la costruzione con una grande pennellata di verde e costruire dei centri di aggregazione per donne e bambini, il progetto anche di più. Il punto è che la ditta appaltatrice, la RRR del dottor Ripamonti, potrebbe non avere interesse per il lavoro di una donna. In pochi minuti nasce l’architetto Bruno Serena, di cui Serena diventa l’assistente. Timida e un po’ preoccupata per la bugia, Serena riesce ad entrare nelle segrete stanze della RRR e con l’aiuto di Francesco, diventato ormai grande amico, trova il modo giusto di farsi strada.
Chi vi dice che le commedie italiane siano tutte uguali mente e anche se è molto difficile districarsi in un mondo in cui abbondano i progetti fotocopia, scritti dalle stesse mani, interpretati dagli stessi attori, con gli stessi produttori, bisognerebbe sempre aguzzare la vista per non lasciarsi sfuggire un gioiellino come Scusate se esisto! nuova fatica cinematografica di Riccardo Milani, scritta ed interpretata da una spumeggiante Paola Cortellesi. Eccolo il più significativo elemento di novità che dà senso al film, la presenza, anche in veste di autrice, di un’attrice comica tra le migliori in circolazione che, assieme a Furio Andreotti, Giulia Calenda e allo stesso Milani, ha costruito nella maniera più efficace uno script che ne mettesse in risalto i mille talenti. In genere se tutto fila liscio, la più brillante delle sceneggiature, nelle mani di un’attrice preparata, diventa uno spartito suonato in maniera originale, ma nel caso (più unico che raro) della Cortellesi ci troviamo davanti ad un’operazione intelligentissima di edificazione del personaggio, eseguita con un metodica applicazione grazie a dialoghi brillanti, sottolineati dalla cadenza abruzzese della protagonista, e situazioni comiche molto divertenti. I risultati ottenuti da questo entourage sono quasi miracolosi, permettendo ai temi trattati, affatto banali, di arrivare a destinazione.
Il cuore della commedia è a quanto pare unico, ovvero il camuffamento, il fingersi altro per poter restare a galla in una nazione che non valorizza i propri “figli” migliori, ma attraverso uno sviluppo accurato dei due personaggi, viene declinato secondo sfumature diverse. Il Francesco di Raoul Bova, che chiede aiuto a Serena per raccontare la verità a suo figlio, ci spinge a compiere una serie di riflessioni sull’omogenitorialità, tema che ci viene presentato nel suo aspetto più intimo e meno rutilante. La Serena di Paola Cortellesi è una donna bella, intelligente, preparata, che vive in un mondo che non mette in risalto le figure femminili e le riduce a semplici comparse, come Michela (Lunetta Savino) la vice del dottor Ripamonti (Ennio Fantastichini), felice di potergli portare il caffè ogni mattina da vent’anni e di essere considerata la sua ancora di salvezza. Probabilmente l’adagio popolare secondo cui dietro ad un grande uomo ci sia sempre una grande donna è una delle più grandi fregature della storia dell’umanità, un pensiero velenoso che le donne si sono autoinflitte, cullate dalla falsa speranza del complimento. No, non lo è, e il film lo dimostra con la dovuta leggerezza, ma in maniera molto efficace. (Francesca Fiorentino, Movieplayer.it)
non sono daccordo con questo commento : anzi sono passi da gigante per il cinema italiano..un gay virile ..uomo maschio che ama maschio..
non si era mai visto in nessun film italiano.
Il classico film italiano che più che far ridere fa piangere per quanto è scontato nella trama e nella storia.
E’ la tipica storia all’italiana che spiega benissimo il perchè del declino del cinema italiano.
Non discuto sulla bravura degli attori, ma la somma di tante “macchiette” e “cammei” non fa un buon film, ci vuole ben altro!!!
Mi ha ricordato per l’ennesima volta perchè detesto gran parte del cinema italiano (col le dovtue eccezioni..)
Visone deludente e sconsigliata.
Condivido pienamente il commento di Verona09, davvero divertente e finalmente un personaggio gay non stereotipato. Divertentissimo e frizzante, da rivedere di sicuro
film molto divertente ! da ridere con sentimento..
e per la prima volta in un film italiano : un gay vero..cioe’ nel senso maschile ..non rappresentato come al solito stereotipo effeminato…