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CRITICA:
Il miglior “cinegame” mai fatto? Sì! Tratto dal fumetto di Bryan Lee O’Malley, Scott Pilgrim vs. The World è il videogame giocato da Scott (Cera), rocker canadese inamorato della misteriosa Ramona, americana dai capelli colorati in modo diverso ogni settimana e mezzo. Dovrà battere in duello sette ex della bella. Tra cui anche una donna. Stacchi in asse come se si sfogliassero i fotogrammi (wow!), scazzottate come numeri musical, infrangibilità dei corpi come nei cartoon, contrasto al montaggio lento-velocissimo come in una canzone dei Nirvana, seconde possibilità esistenziali, nemici sconfitti che diventano monete da slot machine. E’ il film manifesto della generazione Nintendo, quelli che si consolano con la console per cui Pac-Man è una leggenda raccontata per rimorchiare. C’è tanto humour (ma dovete essere veloci), c’è parecchio cuore (ma dovete accettare il trip), c’è un grande Cera. Flop in Usa. L’inglese Wright, dopo le parodie L’alba dei morti dementi e Hot Fuzz, si conferma un fuoriclasse. Esce in pochissime copie. Fateci una partita. Vincerete un gran bel film. (Francesco Alò, Il Messaggero)
Il giovane Scott Pilgrim, ancora moralmente a terra dopo che la sua donna lo ha mollato, incontra la ragazza dei suoi sogni. Non sarà facile conquistarla: dovrà sconfiggere, infatti, i suoi sette ex-fidanzati per ottenere il suo cuore. E’ l’adattamento della miniserie a fumetti di Bryan Lee O’Malley e mischia tutto ciò che può piacere ad un pubblico teen: videogames, fumetti (manga), musica, mixati con linguaggio da videoclip. Insomma, è il classico film culto che diventerà manifesto delle nuove generazioni ma dal quale gli «enta» scapperanno. Per una volta, a torto. (Maurizio Acerbi, Il Giornale )
Possiamo dubitare del valore cinematografico di un acclamato e tondeggiante fumetto d’oltreoceano trasposto su grande schermo? Speriamo di sì. Scott Pilgrim vs. the World arriva dritto dalle tavole del canadese Bryan Lee O’Malley ed è stampato su pellicola Universal con la regia di Edgar White (il catatonico parodico anni 2000 de L’alba dei morti dementi).
Scott (l’allampanato Michael Cera), 23enne di Toronto, evita il distacco dal tenue mondo adolescenziale, ripetendo gesti e ritualità da generazione videogame web 2.0 e suonando nella banda dei Sex Bob-omb coi suoi nichilisti compagni d’appartamento. A differenza del vecchio nerd anni ’80-’90, l’iconcina geek di questo gelido mondo postadolescenziale non fatica per nulla ad avere una ragazza, anzi: quella più piccina e da svezzare viene mollata per Ramona (Mary Elizabeth Winstead) scafata postina coi roller ai piedi e i capelli fucsia. Tutto il reale in Scott Pilgrim… è però come sospeso nel tono da tenere per far posto all’intrusione esplosiva di un surreale immaginario da videogame. Così senso del discorso e rigagnolo della narrazione si perdono fluttuanti in questa trasformazione stilistica di forme, suoni, colori, e linee lampeggianti da schermo e personaggi videoludici. Una ricostruzione percettiva originale e probabilmente rappresentativa di una umana cucciolata di computer dipendenti, ma cinematograficamente impercettibile se non come guazzabuglio pittorico-espressivo. (Davide Turrini, Liberazione )
Molto carino! Legge in chiave fumettistica i rapporti sentimentali tipici dell’adolescenza… divertente metafora. Tempo speso bene. 🙂
Film leggero e rientrante in questo nuovo filone di supereroi comici in cui rientra anche Kick Ass. Divertente e si vede anche che ci hanno speso un bel po’ di soldi nel farlo. Lo consiglio anche io per una bella serata tranquilla senza pensare troppo. Apprezzo anche io la naturalezza con cui i due coinquilini (uno gay e uno etero) si rapportano tra loro e si supportano a vincenda nelle loro scelte di vita. Da solo questo splendido e naturale rapporto di amicizia vale tutto il film.
Ideale per una serata allegra tra amici. Originale e divertente, anche se sarebbero bastati 90 minuti. Il coinquilino del protagonista è gay, e i due ragazzi dividono, oltre all’appartamento, anche l’unico letto matrimoniale. Solo nel film “Nick e Norah, tutto accadde una notte” si vede una simile naturalezza nell’interazione tra giovani gay ed etero. A mio parere mostrare questo rapporto (per ora) utopico tra diverse inclinazioni sessuali combatte l’omofobia più di mille gay pride.