Definito dagli autori uno spin-off di “Regalo di Natale” di Pupi Avati, questo film, con Carlo Delle Piane e Lando Buzzanca (già icona gay per la fiction “Mio figlio”), ci racconta una famiglia gay. Una famiglia arcobaleno ante litteram che si troverà ad appianare attriti e incomprensioni prima che sia troppo tardi. Un finale a sorpresa, durissimo, che fa riflettere e discutere. Il film vuole essere, secondo gli autori, un omaggio al sentimento più alto, l’Amore, a prescindere dai generi, dai ruoli e dalle età. Giulio Santelia (Carlo Delle Piane) è un anziano signore. Ha fatto del poker una professione, dimenticando il titolo di Avvocato, e dedicandosi alla sua storia d’amore con Claudio (Lando Buzzanca). Giulio ha una figlia, Valeria (Caterina Murino), rimasta orfana prestissimo, che da tempo non vive con lui, con cui ha un rapporto conflittuale e che invece adora Claudio. Valeria ha a sua volta un figlio, Marco (Antonio Careddu), che ha cresciuto da sola, che adora i “nonni” e ha ereditato la passione del poker, seppur con scarsi risultati. Quando Claudio si ammala gravemente, tutto l’amore viene raccolto da Giulio in una rosa, portata al suo capezzale ogni mattina. Per Claudio smette di giocare a poker ma in poco tempo i soldi finiscono, e Giulio è costretto a licenziare il giardiniere, la cuoca e a vendere persino i mobili, inscenando il bluff perfetto all’interno della loro casa, nella splendida Alghero. Come in una pièce teatrale, dirige se stesso nelle diverse mansioni, per non far mancare nulla all’amato Claudio, ignaro della situazione. Ma il suo amore non può bastare, c’è bisogno di altro, di una somma di amori. C’è bisogno di aiuto. C’è bisogno di Valeria… Carlo Delle Piane (Coppa Volpi alla Mostra Internazionale del cinema di Venezia per il suo ruolo in “Regalo di Natale”) ha dichiarato: “… non avrei mai immaginato di subire uno straordinario fascino, leggendo una storia che tratta l’amore fra due anziani dello stesso sesso. Un tema importante, quello contenuto nelle 107 pagine della sceneggiatura, affrontato con tatto e delicatezza. Un bel tentativo di accordare il concetto di nucleo familiare che si adegua naturalmente, e mantiene intatte le dinamiche dei rapporti. E finalmente si parla di Amore Vero. Scritto benissimo”. Il regista Cesare Foresi ha detto di essere stato ispirato anche dalla lettera che Sophia, una bambina di 10 anni, inviò al Presidente degli Stati Uniti. La lettera diceva: “Caro Presidente, volevo solo dirti che sono felice che sei d’accordo che due uomini possano amarsi perché ho due papà e loro si amano. Ma a scuola gli altri bambini pensano che questo sia disgustoso e strano e questo mi ferisce…”. Foresi ci spiega: “La nostra sceneggiatura tratta questo argomento. Duro, diretto, ma amabilmente sviluppato. Due nonni, una figlia, un nipote, una malattia, delle carte da gioco… tutto accuratamente miscelato in modo che l’amore, e solo quello, possa emergere. L’omosessualità dei due anziani non arriva come tale, ma si inserisce nella storia con delicata naturalezza. Nessun richiamo a standard comportamentali o al “vizietto”… niente di tutto questo”.
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