Potrebbe diventare un vero (s)cult Salvaje Despertar (Risveglio Selvaggio) di Joan Fermí Martí, ruspante thriller erotico gay spagnolo. È un po’ come se il regista porno Kristen Björn si fosse dato alle telenovelas sudamericane, quelle ambientate in lussureggianti fazende come Terra nostra o La forza del desiderio.
Nel soleggiato centro equestre di famiglia vivono il bellissimo Toni (l’attore e modello Fabian Castro) e sua sorella Emma (Julia Hernandez). Il primo è gay dichiarato, non ha voglia di lavorare e passa le sue giornate a far baldoria con gli amici e collezionare conquiste maschili, malvisto dall’omofobo Ramon (Richie Ormon) che ha praticamente preso in mano l’azienda dopo la morte del padre di Toni. Tanto più che l’aitante figlio di Ramon, Aaron (Christian Blanch) attira l’attenzione sia di Toni che della sorella Emma, la quale tenta di sedurlo con un picnic galeotto che si rivela però disastroso. Quando l’attrazione fra Toni e Aaron sembra prendere corpo, ricompare un ex di Toni che in realtà non l’ha mai dimenticato.
Incorniciato da una trama thriller che a dire il vero resta sullo sfondo – ci scappa il morto ma sembra del tutto secondario – è in realtà un softcore con un’estetica patinata molto anni ’80 che farà impazzire chi ama il genere muscoloso ‘beefcake’: è tutta un’esibizione di polpose epidermidi tornite – sono quasi tutti seminudi, sempre – e il regista si diverte a ricreare tipiche situazioni da porno soft gay come la doccia spiata dietro la porta o l’hidalgo che pettina il cavallo completamente nudo. Non manca una certa ironia, soprattutto nelle battute irresistibili dell’amica trans Gina (Jordi Pujol) che dedica al conteso Toni un sussurrato Happy Birthday come una Marilyn gender di inattesa sensualità.
Salvaje Despertar ricorda un po’ come atmosfera il softcore brasiliano gay From Beginning To End – Per sempre di Aluizio Abranches su due fratelli incestuosi, in cui l’eros era suggerito più che mostrato, in contrapposizione a una certa tendenza di inserire scene esplicitamente hard nel cinema d’autore lgbt e non solo, nello stile di Shortbus e Nymphomaniac. Qui, con un romanticismo anche un po’ naif che fa sorridere, si privilegia ciò che riusciva ad eccitare vent’anni fa sulle riviste pornogay: uno sguardo languido, la bretella della salopette che scivola lentamente, un nudo posteriore che sbuca dal lenzuolo bianco.
L’avvenenza del cast è indiscutibile (non c’è un solo amico di Toni che non sia bello e prestante), e l’alchimia magnetica tra i cinegenici protagonisti Fabian Castro e Christian Blanch fa scoccare una scintilla erotica che in effetti resta impressa: vedremo probabilmente Salvaje Despertar in circuitazione nei festival lgbt nazionali del 2018. (Roberto Schinardi, Gay.it)
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