” Ispirato dai racconti contenuti in “Il ponte della Ghisolfa” di Giovanni Testori e sceneggiato dal regista con Vasco Pratolini, Pasquale Festa Campanile, Suso Cecchi d’Amico, Massimo Franciosa ed Enrico Medioli, il film mette a confronto una storia di miseria meridionale con la civiltà industriale del Nord, vista nei suoi due aspetti più forti: fabbrica e coscienza proletaria per alcuni, marginalità e autodistruzione per altri. Il regista milanese racconta la sua città con gli occhi degli emigrati (gelida, ostile, respingente) e ne fa il teatro di passioni irrefrenabili e arcaiche, tornando ancora una volta sul tema portante della sua cinematografia: la deflagrazione dell’istituzione familiare, coerentemente con una scelta stilistica che gli fa prediligere la descrizione dei travagliati sentimenti dei protagonisti alla morale delle soluzioni possibili. Sospeso tra mito e storia, Rocco e i suoi fratelli è un capolavoro con innumerevoli influssi letterari, ma sono soprattutto avvertibili le influenze di Mann e Dostoevskij (la crisi di un gruppo di famiglia, il contrasto tra un Bene e un Male assoluti), legati tra loro da una struttura narrativa che s’ispira – come quasi sempre in Visconti – al melodramma. Nadia è una sorta di Carmen moderna, e la sua morte all’Idroscalo è uno dei momenti più toccanti e indimenticabili del nostro cinema (e non solo).” (Paolo Mereghetti). Nel film c’è una breve sottostoria gay quando Simone (Renato Salvatori), ormai caduto in disgrazia, viene apostrofato dal suo allenatore di box (gay) con queste parole: “Come pugile i tuoi giorni sono ormai finiti, e come uomo, puoi interessare solo a qualcuno come me”
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Visconti è Visconti e non c’è niente da fare e diventa perfetto con la meravigliosa interpretazione di Alain Delon. Bellissimo davvero!!!