Film (nato grazie al crowdfunding e grazie al passaparola negli ambienti LGBT), che affronta un difficile momento di passaggio nella vita di un uomo che, per aprirsi al futuro, ha bisogno di fare un bilancio della sua vita, dei suoi amori e delle sue perdite. Jonathan (Tuc Watkins, “Desperate Housewives”), un seducente uomo d’affari ritorna a San Francisco con un obiettivo preciso. Deve trovare un giovane che sia sveglio, sensibile e profumato quanto basta. Dragando le giuste vie della città trova un prostituto carino, civettuolo (Devon Graye), che potrebbe essere la persona giusta per accompagnarlo in un viaggio al Grand Canyon, pagandolo al doppio della sua tariffa notturna più 1000 dollari. L’unica richiesta aggiuntiva è quella di poterlo chiamare col nome Brandon. Il giovane, ora Brandon, desideroso di abbandonare la vita di strada, accetta volentieri. Inizia così un gioco amoroso di manipolazione e ossessione che perdura per tutto lo svolgersi del film, con Jonathan che deve liberarsi dai fantasmi del passato e ‘Brandon’ che sarà costretto a confrontarsi con le sue vere aspirazioni, alla scoperta di sè stesso. Il mistero del vero Brandon non ci abbandona mai e l’atmosfera è spesso cupa, confusa tra fantasia e realtà. Il gioco si fa sempre più perverso, rivelandoci un’umanità ferita in cerca di liberazione, figure emblematiche ed autentiche di un mondo dove è difficile perdonare e impossibile dimenticare. Il regista parlando dell’attore che interpreta Brandon ha detto: “E’ stata per noi una sfida vinta quella di trovare un attore pieno di talento ma anche senza paura, dinamico e intraprendente”. Mentre ricordando le difficoltà affrontate per la realizzazione del film, il regista Corporan ha commentato: “Viviamo in un periodo eccitante della storia LGBT, e oggi possiamo parlare a tutto il mondo delle nostre storie, ma è tuttavia tremendamente difficile trovare finanziamenti per storie gay. Se nel film avessi messo come protagonisti un uomo e una donna, tutti mi avrebbero finanziato, ma questa sarebbe stata un’altra storia, non la nostra”
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