Documentario militante girato nel 1979, periodo che vedeva il sorgere delle prime organizzazioni e manifestazioni per la liberazione omosessuale. Il titolo, ‘Race d’ep” significa, nel gergo francese, omosessuale. Il film, tratto dal testo omonimo scritto da Guy Hocquenghem (che lo storico Giovanni Dall’Orto giudica assai superficiale), intende ricostruire la storia dell’omosessualità negli ultimi cento anni (20mo secolo). Il film in Francia fu classificato come X (porno) ma grazie all’intervento di intellettuali come Michel Foucault, Roland Barthes, Gilles Châtelet, Gilles Deleuze, e del drammaturgo Copi venne proiettato col divieto ai minori di 18 anni, in una versione leggermente purgata. Tutto il film è accompagnato da una voce narrante fuori campo. L’opera è divisa in quattro parti che iniziano dichiarando che la liberazione gay non inizia negli anni ’60 ma ha le sue radici nella metà del secolo 19mo. Gli autori affermano che non è casuale la coincidente nascita della fotografia: “la fotografia, dice il narratore, ha creato una nuova definizione di ‘uomo’, e ha data all’omosessuale nuove opportunità permettendo di esprimere desideri prima ‘proibiti'”. Il film inizia con “I tempi delle fondamenta” che ci mostra la vita e le opere del Barone von Gloeden, che, ci viene detto, si guadagnò una certa reputazione nella seconda metà del secolo 19mo fotografando ragazzi nudi siciliani. Vengono mostrate in maniera divertita immagini ricostruite delle visioni fotografate da von Gloeden con ragazzi di strada e pastori nudi in pose classiche. Nella seconda parte, “Il terzo sesso”, ci mostra le ricerche del Dr. Magnus Hirschfeld sull’omosessualità, condannato dal nazismo che nel 1933 chiuse e distrusse il suo ‘Istituto di ricerca sulla sessulità’ di Berlino. Nella terza parte, “Dolci sedicenni negli anni ’60”, viene esaltata l’esplosione della pornografia che libera il mondo e fa dimenticare le miserie del passato, insieme alla psichedelia, alla musica da discoteca, alla rivoluzione nell’abbigliamento che permette agli omosessuali di farsi identificare, ecc. Nella quarta parte, “Royal Opera”, si fa riferimento a letterati come Manuel Puig e ci mostra un uomo d’affari americano etero e un omosessuale parigino che s’incontrano nel bar del titolo. Si parla di amore occasionale, di incontri di una notte, di obiettivi raggiunti, di fughe, ecc. La prima e seconda parte, con considerazioni su storia arte e politica, offrono spunti interssanti e utili, mentre la terza e quarta sono meno convincenti sia sotto il punto di vista sociologico che cinematografico.
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