“…Non c’è nulla di superficiale o artificioso nel modo in cui si sviluppa l’amicizia tra questo badante improvvisato e il suo datore di lavoro, ma si avverte una spontaneità piuttosto rara anche in altre opere tratte da vicende realmente accadute. Quando Driss si presenta nella villa di Philippe, non è neanche motivato ad essere assunto, ma gli interessa ottenere un documento firmato, tramite il quale si attesta che si è presentato al colloquio. Philippe però decide di assumerlo, e nonostante qualche disastro iniziale e numerose perplessità (anche da parte dei tanti collaboratori di quest’ultimo) alla fine Driss non solo si rivelerà un valido aiuto, ma rivoluzionerà la vita di questa piccola “corte”, soffiando via la polvere dall’esistenza di Philippe, così rigidamente controllata e abitudinaria da non lasciare spazio neanche al piacere delle piccole cose e a veri rapporti umani. Omar Sy è assolutamente adorabile nei panni di questo mezzo farabutto dal cuore d’oro che s’inventa un ruolo a metà strada tra il badante e il life coach, che risolve a modo suo i problemi di Philippe, tra cui i fastidiosi dolori psicosomatici, portandolo fuori a fare una passeggiata alle quattro di notte, tra una boccata d’aria fresca e un tiro di sigaretta. E’ adorabile perchè non c’è alcuna forzatura e nessun eccesso nel suo essere scorretto, nelle sue battutacce, nelle avance che fa ad una graziosa collaboratrice di Philippe – che poi scopriremo essere fidanzata ad un’altra ragazza – ma solo la spontaneità e il ruvido pragmatismo di un ragazzo che è cresciuto nella periferia parigina. Cluzet invece è perfetto nei panni di questo signore che sceglie di lasciarsi travolgere dall’uragano Driss, e le sue risate sono assolutamente contagiose, tanto che non sembrano nemmeno recitate. Il suo Philippe è un disabile che ormai si è adeguato ad un’esistenza da vegetale, nonostante un passato avventuroso e spericolato, e non fa molto per prendersi quel poco di vita vera che gli spetterebbe. Al tempo stesso sarà lui a far scoprire a Driss in che modo può dare una direzione alla sua vita, dedicandosi ad un lavoro o ad una passione…” (Fabio Fusco, Movieplayer.it)
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Bel film sull’amicizia tra un ricco signore tetraplegico e un giovane immigrato spiantato. Ognuno dei due insegna qualcosa all’altro. Film, forse un pò furbo, però piacevole.
Un’amicizia virile che sboccia tra due opposti , un signore paraplegico dell’alta società e un ragazzone di colore della periferia parigina. In sè niente di particolarmente originale , si è già visto in passato variazioni su questo tema. Quello che fa la differenza è la recitazione. Uno straordinario Cluzet che gioca tutto sugli sguardi e mezzi sorrisi e un altrettanto straordinario Omar Sy che non cade nel tranello della gigioneria e sa essere di una spontaneità incantevole. Per il resto , come sottolineato prima di me , un film fatto per piacere al grande pubblico , anche se , aggiungo , sempre con eleganza e senso della misura. Voto 7.
è sempre molto piacevole assistere alla nascita di un’amicizia. Meglio ancora se si tratta di un legame tra due persone che, messe da parte le differenze, riescono a… ridere insieme.
Film di facile presa sul pubblico, dal taglio piuttosto americano. Non mi stupirebbe se ne facessero un remake. Ma forse non serve: il burino che arriva a portare una ventata di allegria tra i ricchi non è già stato più volte sfruttato oltremare?
Bellissimo film sull’amicizia che supera qualunque barriera sociale, economica, culturale. Ancor più bello pensare che è tratto da una storia vera, non ha nulla d’inventato. Lo consiglio vivamente!
Un film un po’ furbo, fatto ad arte per piacere ad un pubblico molto vasto ed eterogeneo. Non mancano, però, i momenti toccanti, tutti legati alla storia di Philippe e all’interpretazione di Françios Cluzet, tutta occhi e sorriso malinconico. La colonna sonora di Ludovico Einauidi impreziosisce tutto. Il finale, quello si, ha gli occhi lucidi…