Presentato in anteprima mondiale alla 40ma edizione del Frameline (il festival di cinema gay più rinomato al mondo), il film ha come sottotitolo “una storia di Aids”, un tema solitamente drammatico che qui si presenta nelle vesti di una commedia nera. La storia è in parte autobiografica, come dichiara il regista che è sieropositivo da 31 anni, che dice: “Con questo film ho voluto condividere il mio lungo viaggio. Per me la vita è divertente. Le cose più interessanti sono quelle tristi e divertenti allo stesso tempo. Se la mia vita con la malattia fosse stata solo triste penso che sarei crollato molto tempo fa”. Aggiunge poi: “Ho voluto in questo modo rendere il film accessibile per chiunque. Se avete un qualunque problema nella vostra vita, potete benissimo sostituirlo a quello dell’Aids nel film, e non cambierà nulla. Ho voluto raccontare una storia di vita, di relazioni, di sistemi di supporto… Sono davvero orgoglioso di questo piccolo film. Quando sei stato HIV positivo per così tanto tempo, ti sei convinto di essere invincibile. A volte è salutare essere un po’ deliranti”. Al centro della storia troviamo lo scrittore, sieropositivo da più di 20 anni, Dan Schauble (James Roday). Per un disguido burocratico si trova a non poter ricevere i suoi medicinali e pensa che anche una breve interruzione del suo regime farmaceutico possa avere conseguenze disastrose. Quando inizia a percorrere i kafkiani meandri dell’assicurazione sanitaria, il nostro eroe sembra più preoccupato del benessere emotivo della sua solitaria coinquilina Paula (Robin Weigert) e del suo ex boss Bob (Danny Glover), lasciato recentemente. Dan trova inoltre una salutare distrazione con Mike (Tom Riley), un affascinante pittore britannico… La regia ci offre acute osservazioni sul sistema sanitario americano che mette a rischio la vita delle persone con regole arbitrarie. Il film, all’apparenza leggero, infarcito da un umorismo debordante, affronta comunque tematiche forti e coinvolgenti. Anche l’ambientazione a San Francisco, capitale gay assai inclusiva, è estremamente efficace nel mostrarci come sia possibile far crescere famiglie improvvisate, vedi quella che si è creata il nostro protagonista con Paula, Bob, la moglie di Bob e Dot (Khandi Alexander). Un film caldo e divertente, con ottime interpretazioni di primissimo piano.