Malik El Djebena è un diciannovenne analfabeta condannato a sei anni di carcere (non sappiamo per cosa) che si trasformano paradossalmente in un vero e proprio apprendistato del crimine. Grazie alla protezione di un boss corso, César Luciani (un segnato Niels Arestrup), Malik si trasforma da vittima sacrificale predestinata in stimato killer dopo aver accettato di uccidere un altro detenuto, Reyeb (Hichem Yacoubi), un connazionale gay che gli cederebbe del fumo in cambio del sesso orale. L’improvvisata cella-alcova diventa quindi una camera di morte dove Malik si scopre freddo omicida sgozzando Reyeb con una lametta. Non viene scoperto (o meglio, viene coperto) e così, mentre la sua condotta apparentemente irreprensibile gli consente riduzioni di pena e permessi, gli vengono commissionati da Luciani importanti contatti strategici con altri boss fuori dal penitenziario (un curioso episodio di premonizione gli farà acquisire il soprannome di ‘Profeta’ a Marsiglia). Il fantasma dell’omosessuale, però, lo perseguiterà in forma di incubi per anni finché la sua coscienza oppressa dal senso di colpa non gli darà una tregua – lo vede accoccolarsi nel letto con lui, prendere fuoco, fumare dalla ferita nella giugulare – ma i libri visti nella sua cella saranno uno sprone per studiare tra le sbarre, soprattutto le lingue, così da entrare in confidenza con i diversi gruppi etnici che popolano il microcosmo carcerario. Duro, tesissimo, diretto con virtuosismo e soluzioni di una certa originalità quali scritte cubitali per presentare i personaggi o oscuramenti di parte dell’immagine per far risaltare un singolo dettaglio, “Il Profeta” (ma il titolo originale è “Un prophète”, cioè “Un profeta”, proprio per renderlo scevro di ogni misticismo religioso) ha il suo punto di luce proprio nel talento naturale di Tahar Rahim che buca lo schermo e ammalia lo spettatore. (R. Schinardi, Gay.it)
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Raitre si conferma, tra le emittenti generaliste, quella più cinefila!Infatti ieri sera ha proposto qst bellissimo e potente (sia nella sceneggiatura che nell’estetica dell’immagine) film!E poi l’attore protagonista, bello e bravissimo! L’omosessualità è presente nel film, cm in tutti quelli ad ambientazione carceraria!ma qui l’omosessuale vittima del protagonista stesso costretto ad ucciderlo, diviene, x un senso d colpa, la vera coscienza di Malik. voto 8
Il film mi è piaciuto e non poco, molto crudo e forte per certe scene, ma anche intenso e coinvolgente… molto bravo il protagonista, ma anche la regia non è da meno.