Carmine Amoroso, regista del bellissimo “Cover boy: L’ultima rivoluzione“, affronta ancora una tematica politica con questo interessante doc che ci racconta il valore liberatorio del porno a partire daglia anni ’70 in Italia. Una scena esplicativa è quella in cui vediamo una folla con al suo interno ragazzi e ragazze nudi che gridano “Nudi sì, ma contro la Dc”. Erano gli anni in cui dominava la DC e la censura. Anni in cui la battaglia contro la censura si univa a quella per la liberazione sessuale. Anni in cui Cicciolina e Moana fanno più politica che porno. Eppure il regista, considerate anche le traversie che ha dovuto affrontare per realizzare questo film (” Ci ridevano in faccia quando presentavamo il soggetto”), portato a termine solo grazie al crowfunding, non si dimostra ottimista. Dice che “questo doc è la testimonianza di una rivoluzione persa”, vuoi perchè la battaglia politica è stata assorbita da una commercializzazione sfrenata (vedi YouPorn sul cellulare), vuoi perchè la morale pubblica si è irrigidita, dando spazio ad un nuovo bigottismo. Nel film, con un lavoro durato tre anni, vengono presentate le ultime interviste di personaggi celebri, mancati da poco. Come il mito della rivoluzione sessuale Lasse Braun, che nel 1969 riuscì a far approvare la prima legge contro la censura in Danimarca. Oppure Riccardi Schicchi, il “re dell’hard italiano”, morto nel 2012, che, dice Amoroso, inventò il termine pornostar, portando al successo personaggi come Cicciolina, Moana Pozzi ed Eva Henger (anche in tv). Schicchi fu oggetto di una feroce persecuzione giudiziaria che cercava di attaccarlo nelle sue attività, fu anche condannato per sfruttamento della prostituzione. Nell’intervista di Amoroso si rivela come “un uomo colto e intelligente, – dice il regista – penso che il dialogo che abbiamo portato nel documentario si rivelerà anche per il pubblico molto toccante”. Intervistato da l’Espresso, Amoroso spiega: ” Penso sia importante ricordare adesso quella stagione, perché in questo momento la libertà d’espressione conquistata in Occidente è sotto attacco, come è successo a Charlie Hebdo, e penso alle forze conservatrici che vorrebbero tacere alcuni dei linguaggi della nostra democrazia. Dobbiamo ricordare che la pornografia in molti paesi è ancora un reato. In Cina, per esempio, si rischia la pena di morte. C’è anche la debolezza del discorso culturale italiano. Il porno vive ancora in un paradosso per cui è visto da tutti ma ugualmente negato, escluso dalla discussione. Mentre è importante come tante altre espressioni della contemporaneità”.
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