Varie
Davide is different from other teenagers. Something makes him look like a girl. Davide is fourteen when he runs away from home. His intuition, leads him to choose Villa Bellini, the park in Catania, as a refuge. The park is a world in and of itself, a world of the marginalized, to which the rest of the city turns a blind eye. But one day the past catches up to the present and Davide has to face the most difficult choice, this time alone.
“…A Cannes però stavolta anche l’Italia proporrà le sue vite vissute. Lo fa Sebastiano Riso, 31 anni, di Catania. Che per il suo primo film, Più buio di mezzanotte (ieri alla Semaine de la Critique e in contemporanea anche nelle nostre sale) si ispira alla vita tormentata di Davide Cordova, in arte Fuxia, mitica drag queen del Muccassassina, storico locale gay romano. «Tutto quel che si mostra è accaduto davvero — precisa il regista — comprese le iniezioni di ormoni che il padre di Davide ha fatto per anni al figlio nel tentativo di “curarlo” e renderlo più “virile”. Non per cattiveria, ma perché da uomo del sud non poteva accettare un figlio “effeminato”».” (G. Manin, Corsera)
Articolo di GIUSEPPE VIDETTI pubblicato su La Repubblica
È nato per passione, è stato un cammino di passione. Un film dentro un film dentro un altro film, quello vero finalmente, che a metà maggio sarà presentato alla “Semaine de la Critique” del Festival di Cannes. Più buio di mezzanotte, opera prima del catanese Sebastiano Riso, ha conquistato Charles Tesson, direttore artistico della rassegna francese. I film che invece gli spettatori non vedranno mai, sono quelli che Riso e gli altri due sceneggiatori, Stefano Grasso e Andrea Cedrola, stretti in un’espugnabile complicità, hanno vissuto sulla propria pelle in Italia. Tre anni di tira e molla, illusioni e delusioni, produttori che non producono, banche che non pagano, sponsor che promettono e non danno – il calvario dell’esordiente (allora Riso aveva appena ventisette anni, oggi ne ha trenta) in un paese paralizzato dalla nuova depressione.
Pian piano le idee e il talento dei tre, si sono fatti strada; la sceneggiatura è stata limata e riscritta dodici volte ma nessuno ha mai perso la speranza, men che meno Riso, che ha fatto la spola fra Roma e la Sicilia, mettendoci la faccia e i pochi denari che aveva in tasca. Tenace e ottimista, dopo aver provinato novemila adolescenti in ogni angolo della Trinacria, ha scovato il suo Davide in un liceo musicale di Palermo e dato il via alle riprese facendo di necessità virtù: poco più di quattro settimane nella Catania dei drop-out ancora arroventata dal sole d’agosto. Il film è liberamente ispirato a una storia vera – gliel’aveva raccontata un coinquilino al Pigneto, Davide Cordova, in arte Fuxia, che a Roma sbarcava il lunario esibendosi come drag queen a Muccassassina. Suo padre lo aveva cacciato di casa a quattordici anni, alla polizia aveva detto: “Se lo trovate non mi avvisate, per me è morto”. Aveva cercato in tutti i modi di farlo diventare un ragazzino come gli altri, con l’aiuto di medici e psicologi senza scrupoli aveva preso a riempirlo di ormoni. La mamma (Micaela Ramazzotti) era quasi cieca, lui aveva un bar a Gravina, un paesino alle pendici dell’Etna. “Si vergognava come un ladro di avere un figlio effeminato, e alla fine preferì far finta che non esistevo”, racconta il vero Davide, 46 anni, che ora è tornato a vivere in Sicilia.
Il film, opera prima di Sebastiano Riso, concorre al festival di Cannes nella sezione parallela “Semaine de la critique”. Ambientato a Catania, ”Più buio di mezzanotte” è ispirato alla vita di Davide Cordova, in arte Fuxia, drag queen del Muccassassina, storico locale gay di Roma. ”E’ un film dedicato a tutti coloro che vivono coraggiosamente lottando per affermare la loro identità ‘non conforme’, vittime di una società che del diverso ha paura”, ha spiegato il regista. Nel cast Micaela Ramazzotti (che interpreta la madre di Davide), Vincenzo Amato, Pippo Del Bono, Davide Capone, Lucia Sardo e Fabio Grossi
“Quando mi raccontò la sua adolescenza vissuta nella Catania degli anni Ottanta capii subito che quella storia senza redenzione aveva tutti gli elementi drammaturgici che mi interessavano. Il cinema italiano offre quasi sempre un’immagine caricaturale e rassicurante dell’omosessuale. E questo è ancora più triste quando a girare sono registi apertamente gay”, esordisce Riso. “Noi abbiamo voluto raccontare l’omosessualità senza ricorrere al buonismo, mettendo nel film anche i suoi aspetti più oscuri, ambigui e persino perversi, violenti e manipolatori. Più buio di mezzanotte è un film che dà voce a tutti coloro che vivono coraggiosamente lottando per affermare la loro identità non conforme”.
La ricerca di un protagonista è stata lunga, laboriosa, a volte disperata. L’incontro con Davide Capone è stato fulminante; il quindicenne, che ha i colori di Tilda Swinton, ha lasciato il regista senza fiato quando durante il provino ha cantato per intero I put a spell on you di Nina Simone. “Gli altri volti li ho reclutati in strada”, confessa Riso. Il compito era arduo: raccontare un anno cruciale dell’adolescenza di Davide, quello della fuga, dell’iniziazione sessuale e dello sfruttamento (l’uomo in bianco, il pappone, è Pippo Delbono), tenendo in mente le parole che Cordova aveva ripetuto fino al sopralluogo nella Villa Bellini di Catania, sotto il ficus gigante che per sette anni fu la sua casa e dove sono state girate molte scene del film: “Ero allora quel che sono adesso, un intersex. No, non un trans, casomai no-gender, oppure cross-gender”.
Il film di Sebastiano Riso, “Più buio di mezzanotte”, arriva al Festival di Cannes. È stato inserito nella sezione Semaine de la Critique. Il film, che ha al centro il mondo degli emarginati, è interpretato da Davide Capone, Lucia Sardo, Pippo Delbono, Carla Amodeo, Giovanni Giulizia, Gabriele Mannino e Rosario Raineri, con la partecipazione straordinaria di Fabio Grossi e Micaela Ramazzotti. Ecco una sequenza del film
Tuttavia non è l’omosessualità il tema del film, tantomeno l’universo piume e lustrini delle drag queen di Muccassassina. “La cosa che più mi colpisce è che in certe esistenze il concetto di famiglia è totalmente diverso da quello convenzionale”, spiega Stefano Grasso, che ha appena terminato di montare un documentario sul nostro giornale, La Repubblica della Repubblica. “Il nostro Davide la famiglia l’ha trovata altrove, in un parco che è un bordello a cielo aperto popolato da una comitiva di sbandati. Il suo è un romanzo di formazione”, conclude Riso, “”I 400 colpi” del terzo millennio, una storia politica su una minoranza che l’informazione globalizzata tende a ignorare”. Un film che non mostra “la grande bellezza”, ma la bellezza – per dirla col Genet di Querelle – “che giace in fondo a un letto di turpitudine”.
Più buio di mezzanotte, prodotto da Ideacinema in collaborazione con Rai Cinema e con il sostegno della Regione Sicilia, sarà distribuito nelle sale italiane dall’Istituto Luce Cinecittà.
RECENSIONI
L’AMORE ti fotte, c’è scritto sul muro. Gli altri vanno e vengono, per strada. Qualcuno guarda, qualcuno ride, qualcuno batte, qualcuno muore. Da quell’angolo di marciapiede passano i corpi di ragazzi mezzi nudi sotto i bomber sgargianti rubati al super, si fermano in macchina gli uomini che la notte comprano quei corpi per dieci euro, entrano ed escono di scena volti che ridono cantano piangono. La scritta no, quella sta lì e non si muove: l’amore ti fotte.
Il film di Sebastiano Riso — Più buio di mezzanotte , che, si dice in Sicilia, “chiù scuro di mezzanotti non po’ fari” — opera prima annunciata come la messa in scena della vera storia della drag queen Fuxia, parla di questo, in realtà: dell’amore che ti frega e prima ancora di cosa sia una famiglia, e l’amore là dentro. Davide, il protagonista, ha il viso bellissimo e pallido, la chioma rossa come le lentiggini: il regista lo ha trovato dopo novemila provini in un liceo musicale di Palermo. Davide Capone, magnifico esordiente, canta con voce celeste nella vita e nel film. Davide si chiama anche Fuxia, alla cui adolescenza la storia è ispirata: Davide Cordova, celebre drag queen del Muccassassina, il locale romano dove “gli uomini che ti hanno pagato fino al giovedì per fare l’amore con loro vengono a cercarti nel fine settimana e tu pensi che ti amino, in realtà vengono perché nel week end lo fanno gratis”, dice Fuxia.
Nel film Davide fugge da una famiglia che non ha posto per un figlio-bambina. Il padre, Vincenzo Amato, è un uomo duro e violento, gelosissimo della moglie, feroce col figlio che non cresce da uomo: lo costringe ad iniezioni di ormoni, lo picchia. La madre, Micaela Ramazzotti, quasi cieca, lo ama di un amore tenerissimo e inutile, succube di un uomo padrone: “lo sai, Davide, a tuo padre non riesco a mentire”. La resa materna al dominio paterno è persino peggiore della violenza del padre sul figlio. L’amore che non basta peggio dell’amore che non vede. Il ragazzino cerca riparo nei giardini pubblici al centro della città, Villa Bellini, un luogo su cui gli sguardi dell’altra Catania non si posano. Lì entra poco a poco in un’altra famiglia, la comunità dei ragazzi che non trovano posto, travestiti e puttane. L’uomo in bianco, il protettore, è Pippo Delbono. C’è qualcuno che muore, un funerale dove gli amici del morto sono troppo nudi, troppo colorati nei giubbotti, troppo simili nei corpi ad animali selvatici per essere ammessi in Chiesa. C’è qualcuno che canta — la vera Fuxia, regale, in concerto — e un popolo di anime smarrite e per un momento felici che ascolta. C’è l’amore che si cerca dove non c’è e si trova dove non serve, la palla che non incontra mai il piede eppure continua a calciare, e ad andare, a camminare la notte, a cercare il gradino che manca.
Sebastiano Riso, catanese, ha fatto della sua città l’altra protagonista della storia. Dolente, bianca, vitale, dura e però casa: una casa. Ha impiegato i suoi soldi per fare il film, tre anni di tempo per sconfiggere i rifiuti, dai suoi 27 ai 30 di adesso, ha scritto con Andrea Cedrola, Sebastiano Grasso e Fuxia il soggetto. Fuxia era suo vicino di casa negli anni degli studi romani. Nei giorni in cui Conchita Wurst, la cantante con la barba dal sesso indefinibile, accende la curiosità dei riflettori Riso racconta con rispetto, pudore e mano ferma quale sia il momento esatto in cui le vite prendono la loro piega, con quanto inevitabile dolore e quanta forza si impongano. Quanto l’adolescenza di ogni essere umano sia un refolo segreto e misterioso, sopraffatto da chi l’ha dimenticata: quella di Fuxia, di Davide e di ciascuno di noi. Gran bell’esordio, a Cannes nella Semaine de la Critique in Italia da oggi nelle sale. (Concita di Gregorio, La Repubblica)
film davvero brutto. non c’è altro da dire
Il provincialismo, una caratteristica che solitamente non sopporto del cinema italiano, è una delle cose più indovinate di questo film.
Una Catania affascinante e misteriosa è il teatro del girovagare di Davide, giovanissimo ragazzino che, per sfuggire ad una famiglia che non vede di buon grado la sua omosessualità, decide di vivere per strada, insieme ad un gruppo di altri ragazzi. In realtà l’intera storia è ispirata alla vita di Fuxia, drag queen e attivista popolarissima nel mondo gay italiano, tra le fondatrici di Mucca Assassina.
La storia non è molto nuova così, come è ovvio, il passo successivo è la prostituzione e l’ingresso nel mondo fatto di marchette, clienti, papponi, situazioni equivoche e pericolose (bellissimo piano sequenza della zona malfamata di Catania col protagonista che esplora il mondo fatato della notte). La famiglia ha carattere ambivalente, con una madre amorevole e un padre terrificante che lo costringe a punture di ormoni che rendano Davide più virile.
La recitazione è pessima, rovina tutto. La già debole storia, di un personaggio così giovane che riesce a vivere fuori di casa (l’età non viene mai nominata, ma pare assai vicina ai 14 anni), viene del tutto annullata da attori che non sono mai credibili, sempre approssimativi, pressapochisti che non danno mai spessore ai proprio personaggi e li fanno pericolosamente assomigliare a delle macchiette (su tutti Pippo Delbono, davvero poco riuscito nel ruolo del protettore).
Non mi è riuscito di capire il significato del titolo.
Non mi è piaciuto. A dispetto di quanto dichiarato dal regista è un film cupo, pesante e appesantito da una narrazione inesistente. Il protagonista mi è stato subito antipatico, inespressivo com’è. La Ramazzotti qui del tutto sprecata. La figura del padre delineata abbastanza male, uno stereotipo. Un film che forse, se va bene, sarà ricordato solo per il micromondo marginale e maledetto di Catania, ma a questo aveva già pensato, con maggior incisività, il film “Gesù è morto per i peccati degli altri”.
Meglio del previsto. Molto espressivo il protagonista anche se ha pochissime battute. Unico neo il personaggio del padre.Inutile apporto divistico di Micaela Ramazzotti, che verrà ricordata qui solo grazie alla scena dell’autobus.
Un film che fa male al cuore, ma che consiglio di vedere. Un film ‘politico’. Disturbante, angosciante, folkloristico (per chi conosce la realtà della città), a tratti tenero. Bravissimo l’attore che interpreta Davide, ma anche gli altri ragazzi. In alcune scene squallide e tristi la mancanza di dialoghi e della musica accentua ancora di più l’angoscia. Fatelo vedere agli omofobi integralisti