Primo lungometraggio del regista cinquantenne Alessandro Rossetto, dopo un’illustre carriera di documentarista, che riassume così il suo film: “Si tratta di una storia altamente drammatica, dove tutti i personaggi alla fine del tragitto non sono più come prima. Un film con una sua violenza, che diventa parabola del cambiamento”. Film selezionato alla Mostra del Cinema di Venezia 2013, sezione Orizzonti, in concorso per il Queer Lion.
Ambientato in un fuligginoso, fangoso e torbido Nordest, il film è un racconto di disperata vitalità, ispirato a fatti realmente accaduti. La storia di due giovani ragazze, di un immigrato albanese e del tessuto sociale e territoriale, tra città e campagna, dove si muoveranno e cresceranno le loro esperienze di “vita ai margini”, si alimenteranno i loro affetti, si agiteranno i loro sogni inseguiti a ogni costo, anche a scapito della vita stessa. Luisa e la sua migliore amica Renata ricattano sessualmente Menon, usando per i loro scopi l’ignaro Bilal, giovane fidanzato albanese della protagonista. Ma l’intreccio si complica: Carnielo, migliore amico di Menon e padre di Luisa, non sa del ricatto messo in atto dalla figlia. Con Menon, Carnielo condivide un’amicizia grezza e dai tratti xenofobi, di cui anche Bilal sarà vittima. Il ricatto si insinua, sconnesso e pericoloso, i giovani maneggiano una cosa più grande di loro. Un’intensa storia d’amore giovanile contrastato e di ricatto. In un ideale Nordest italiano, è quasi una “Peyton Place” del Triveneto dove serpeggiano i fuochi di un mondo nascosto, vivo e sensuale. La vita quotidiana con la sua rassicurante normalità fa da cornice a un mondo marginale, fatto di istinti, pulsioni e desideri inconfessabili in cui i protagonisti si muovono e si incontrano fatalmente. Speranze diverse e inganno contrappongono giovani e adulti, padri e figli, ma anche i giovani amanti e la comunità stessa. (Produzione)
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