Pasolini prossimo nostro

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Pasolini prossimo nostro

Dal set di Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), Pier Paolo Pasolini rilascia una lunga intervista al giornalista Gideon Bachmann per Il Corriere della sera, proprio in un periodo in cui l’opera del grande artista stava suscitando il massimo scalpore. Il documentario di Bertolucci si avvale di ben 50 minuti di materiale completamente inedito. Nonostante le enormi polemiche suscitate dal film, un Pasolini tranquillo, quasi gioioso, si lascia seguire sul set da una piccola troupe che lo coinvolge in una lunga, straordinaria intervista/conversazione. Inizialmente perplesso, Pasolini trasforma l’intervista in un lungo, quanto lucido e violento attacco alla società che si accompagna alle foto del set in una sorprendente sovrapposizione tra film e realtà a svelare la metaforica messa in scena pasoliniana della modernità. (Filmitalia.org)

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2 commenti

  1. zonavenerdi

    Un documentario di Bertolucci sul pensiero di Pasolini sul set di Salò o le 120 giornate di Sodoma.

    Un modo per conoscere questo regista-poeta per chi è cresciuto dopo la sua morte e pur sentendone l’eco non ha avuto l’opportunità di sentire dalla sua viva voce il suo pensiero e la sua visione della vita e della società dell’epoca …

  2. marietto

    Il film di Pasolini ha cambiato la vita di Tom Ford.Il documentario di Bertolucci, fratello omborso di Bernardo e figlio del grande poeta, rende omaggio al film di Pasolini straordinario, di intensa crudeltà e fascino.

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«È un po’ come vedere Salò commentato sequenza per sequenza dall’autore», spiega Bertolucci. Il documentario – che contiene anche due parti inedite, non inserite nel film, compreso il ballo finale di tutta la troupe – viene proposto l’8 settembre 2006 alla Mostra del Cinema di Venezia come evento speciale e ci fa vedere un Pasolini mai visto.
Una voce, calma ed inconfondibile, emerge dal rumore di un operoso, disciplinato set cinematografico. È la voce di Pier Paolo Pasolini, al lavoro per completare la sua ultima, contestatissima (e postuma) opera cinematografica: Salò o le 120 giornate di Sodoma.
Nonostante le enormi, preventive polemiche suscitate dal film, un Pasolini tranquillo, quasi gioioso, si lascia seguire sul set da una piccola troupe capeggiata dal giornalista Gideon Bachmann, che lo coinvolge in una lunga, straordinaria intervista/conversazione.
Inizialmente perplesso, Pasolini trasforma l’intervista in un lucido e violento attacco alla società; un grido d’allarme che assieme alle immagini del set da vita ad una sorprendente sovrapposizione tra film e realtà a svelare la metaforica messa in scena pasoliniana della modernità.
È un Pasolini inedito, drammaticamente disperato e sdoppiato nel suo non concedere/si un futuro, una possibilità, seppure accennata, nel catartico e liberatorio primo finale del film, eliminato dal regista e qui ricostruito fotograficamente.

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