Varie
Based on Pete Dexter’s critically acclaimed novel, “The Paperboy” is the enthralling story of two brothers (Matthew McConaughey and Zac Efron) investigating a case involving a death row inmate (John Cusack). Convinced by a mysterious woman (Nicole Kidman) that the inmate is innocent, the brothers embark on a journey that is filled with betrayal. “The Paperboy” also costars David Oyelowo (Rise of the Planet of the Apes, The Help), Macy Gray (For Colored Girls) and Scott Glenn (Bourne Legacy).
CRITICA
“…Tratto dall’acclamato romanzo di Pete Dexter, The Paperboy, in concorso al 65esimo di Festival de Cannes, è il nuovo film di Lee Daniels dopo il successo internazionale di Precious, un’opera che si distanzia molto dal precedente per tematiche, ambientazioni ed atmosfere ma che non per questo rinuncia a quello stile eccessivo un po’ folle che aveva caratterizzato la seconda opera del regista. Se infatti la trama principale del film prosegue su binari abbastanza tradizionali, ma è comunque appesantita da un montaggio fatto di inutili stacchi e dissolvenze, Daniels inserisce un gran numero di sequenze non esattamente funzionali allo svolgimento del plot ma con con lo scopo di far discutere e scioccare i propri spettatori. Ci riferiamo ovviamente alla già chiacchieratissima sequenza in cui Nicole Kidman fa pipì su uno Zac Efron vittima delle meduse, ma anche al sesso a “distanza” tra la bionda attrice e il carcerato John Cusack o la scoperta di un Matthew McConaughey vittima di violenze, ammanettato e imbavagliato, nudo, in una pozza del suo stesso sangue.Lee Daniels eccede in tutto, nelle scene “ad effetto” di cui sopra, ma anche nel voler coniugare all’interno di unico film davvero troppi temi, anche importanti, come razzismo, omosessualità repressa, il potere della stampa, l’amore impossibile. Avesse avuto l’umiltà di limitarsi solo ad alcuni aspetti, probabilmente ci troveremmo qui a parlare di un film di tutt’altro livello e soprattutto di un’altra accoglienza da parte di una stampa che a Cannes è abituata a provocazioni ed ostentanzioni di ogni tipo ma difficilmente sa perdonarle. Il film se non altro scorre ed è anche piacevole da guardare nel suo essere così volutamente sopra le righe, tanto da diventare un guilty pleasure immediato…” (Luca Liguori, Movieplayer.it)
“… Lee Daniels, 53 anni, è una scoperta della Quinzaine che lanciò la sua opera seconda, Precious (2009) poi candidato all’oscar, e lo ha imposto all’attenzione del mondo come probabile successore di Spike Lee.Era il ritratto verista e ruvido di una adolescente disadattata, madre più volte e per caso, come lui african-american, ma con troppi problemi in più. E questa volta un più ambizioso progetto e un cast rigoglioso, impreziosito da Nicole Kidman (Charlotte e la sua disfatta bellezza), Matthew McConaughey (il reporter gay), John Cusack (Hillary il selvaggio) e Zac Efron (il nero alla Oxford), hanno promosso questo suo nuovo The Paperboy , con troppa generosità, al concorso maggiore. Operazione di rimontaggio, rivisitazione, bricolage e patchwork, insomma di riassemblaggio tipico, questo thriller sociale, quasi un super saggio lussuoso da scuola di cinema, basato sul romanzo semiautobiografico dell’ex giornalista Pete Dexter (che lo ha cosceneggiato), ricalca l’epoca Altman/ Pakula/Ashby e rende omaggio – come molti film Usa amati da Cannes 65 – al manierismo new-hollywoodiano anni 70. Senza però possedere quella forza etica, quella grinta formale decostruttiva che fa del manierismo non una degenerazione del classicismo, ma una sua critica spietata e conturbante che assurge a autonoma bellezza formale. Invece qui gli strati geologici del film sono troppo mal giustapposti…” (R. Silvestri, Il Manifesto)
“… Paperboy fa l’opposto: mostra e spiega ogni cosa, finendo per scivolare in un leccato compiacimento dell’abiezione. Racconta l’inchiesta giornalistica di Ward e Yardley (il bianco Matthew McConaughey e il nero David Oyelowo) intorno alla frettolosa condanna per omicidio di Van Wetter (John Cusack): ad aiutarli nell’inchiesta, ambientata in Florida, la provocante Charlotte (Nicole Kidman), «fidanzata» del condannato, e il fratello minore di Ward, Jack (Zac Efron), che naturalmente si innamora di Charlotte. Tutto condito dal solito corollario di ambiguità, dubbi e, visto che siamo nel 1969, razzismo. Ne abbiamo visti tanti di film così (questo è tratto da un romanzo di Pete Dexter) ma in passato — pensiamo a La caccia di Penn, a La calda notte dell’ispettore Tibbs di Jewison — servivano a smascherare le ambiguità e le ipocrisie dell’America. Adesso sembrano servire solo a mostrare, nel modo più esplicito possibile, il lato «nero» di ognuno: l’omosessualità masochista di Ward, la sensualità senza freni di Charlotte, la bestialità di Van Wetter. Lo spettatore magari pensa di aver infranto qualche inedito tabù ma poi un finale ultramoralista, con il «castigo» dei cattivi, rimette tutto a posto. E fa trionfare solo un’ambigua estetica del degrado.” (P. Mereghetti, Corsera)
film a dir poco disturbante, un po’ troppo sopra le righe, direi. con un John Cusack viscido e animalesco, del tutto irriconoscibile e Nicole Kidman che tenta di sembrare sciatta e trasandata, ma rimane comunque bellissima. Niente male neanche il giovane Zac Efron.
Bellissimo film, putroppo parecchio criticato ai tempi di Cannes e per questo messo da parte. La trama è avvicente e gli attori convincenti. Come tema si parla sopratutto del razismo, ma compare anche l’omofobia. Su leggo che questo film aveva pensato di farlo Almodovar; meglio che non l’abvbia fatto lui, almeno non è stato rovinato …