Quando iniziò la seconda Intifada, Israele chiuse le sue frontiere coi territori palestinesi che, negli anni precedenti avevano fornito la manodopera per i lavori meno retribuiti. Proprio come in molti paesi industrializzati, anche in Israele i lavori domestici o gli aiuti agli anziani erano delegati ai lavoratori stranieri. La politica di Israele aveva lasciato un grosso buco sul mercato del lavoro e così molte autorità israeliane iniziarono ad incoraggiare l’assunzione di lavoratori da altre parti del mondo. Tra questi risposero alle domande di assunzione dei transessuali filippini, in cerca anche loro di una vita migliore. Alcuni erano stati cacciati via dalle loro famiglie a causa della loro scelta sessuale. Il lavoro che trovano in Israele non è per niente facile; spesso assai impegnativo sia fisicamente che mentalmente. Lavorano spesso ventiquattrore su ventiquattro, accudendo anziani ebrei ortodossi, che devono essere curati come dei bambini. Molte di queste situazioni fanno nascere delle relazioni personali affettuose, dovute ad una condivisione della vita quasi totale. Una sera alla settimana hanno una notte di libertà, durante la quale vivono i loro sogni personali, esibendosi come drag queen a Tel Aviv. “Paper Dolls” è il nome del loro gruppo artistico che non avrebbe mai potuto realizzarsi in pubblico nel loro paese d’origine, come invece possono fare qui. Ma dietro l’apparente libertà anche in Israele essi vengono considerati come degli alieni, degli estranei, e come tali trattati.
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