Out in the Dark

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Out in the Dark

Nimer è uno studente palestinese appena diplomato che sogna di continuare gli studi all’estero dove poter condurre una vita migliore. Una fatidica notte incontra, in un nightclub, lo studente di legge israeliano Roy, ed è subito un reciproco colpo di fulmine. Superata facilmente qualche esitazione, un paio di giorni dopo questo incontro, Nimr chiama Roy e da quel momento iniziano una serie di appuntamenti che testimoniano del loro grande amore e delle loro aspettative per il futuro. Obbligato a confrontarsi con la realtà della società palestinese che non accetta la sua sessualità e con la società israeliana che rifiuta la sua nazionalità, Nimr trova conforto solamente tra le braccia di Roy. Ma sogna sempre il giorno in cui potrà andare a studiare negli USA. Mentre continua a mantenere segreto il suo orientamento sessuale nei confronti della famiglia conservatrice, le cose si fanno ancora più difficili con l’aumentato attivismo politico e violento di suo fratello che milita in un gruppo estremista. La tensione personale e politica cresce e Nimr capisce che è giunto il momento di fare una scelta tra l’amore per Roy e il desiderio di fuggire all’estero… Storie di passioni proibite sono molto frequenti nel cinema gay, ma qui il regista Michael Mayer, al debutto nel lungometraggio, affronta la tematica in modo assai originale, con una immediatezza sorprendente, abilmente orchestrata sullo sfondo del conflitto israelo-palestinese. Una toccante storia d’amore, con due bravissimi interpreti, Nicholas Jacob e Michael Aloni nei panni di Nimr e Roy, che ci regala forti emozioni sia per l’avvincente trama che per la profondità dei sentimenti messi in campo.

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8 commenti

  1. Ho rivisto il film qualche giorno fa e l’impressione è stata ancora più positiva. Emozionante, vibrante di passione la storia d’amore dei due protagonisti, entrambi belli e bravi (ho scoperto, tra l’altro, che l’interprete di Nemir è per metà italiano), tesissima la sequenza finale, ottimo il regista a mantenere un invidiabile equilibrio -ne escono distrutti tutti, la famiglia del ragazzo palestinese, i servizi segreti israeliani, i genitori del ragazzo israeliano – e a vincere è solo l’amore, che “trova sempre il modo”. Bellissimo. Un cult, per quanto mi riguarda.

  2. thediamondwink

    Dire che mi abbia commosso è decisamente poco, non si può non amare la storia d’amore dei due protagonisti, le lacrime sono un “must”, come farne a meno? Divisi da un vero e proprio muro di guerra e ostilità l’amore nasce, cresce e si disintegra per colpa di un conflitto terrificante che sconvolge le esistenze di molti da generazioni. Non posso dire altro, oltre al fatto che sia un bellissimo racconto e, soprattutto, molto attuale, perché bisogna vederlo a tutti i costi. Lo trovo molto bello proprio come “the bubble”, da vedere assolutamente!!!

  3. Un altro film israeliano , molto bello e con una storia d’amore travolgente. Il sacrificio di sè per amore è stato da sempre il punto d’arrivo della grande letteratura romantica. La Dame Aux Camelias (La Traviata) in primis e questo sacrificio tocca facilmente le corde dei cuori di tutti noi mortali. Quindi è come è gestire questo grande rigurgito romantico quello che conta , per evitare eccessi
    ridicolmente melò e ridicole situazioni strappalacrime….a cui talvolta il cinema hollywoodiano ci ha abituato.
    Come ben dice Nick88 è un film ispirato e ben calibrato. Una notevole suspence cresce mentre ci avviciniamo all’epilogo , stringato e senza turbini musicali di sottofondo. Belli (figaccioni direi come al solito gli israeliani) e bravi gli attori.Decisamente da vedere. Voto 8

  4. Veramente bellissimo, per me tra i migliori in assoluto , bravi gli attori(e anche belli inutile negarlo..),avvincente la trama,ottima anche la colonna sonora, l’unica cosa che proprio non mi va giù è il finale strappalacrime…spero in un sequel, in ogni caso veramente da vedere..

  5. Quando si vuole fare del cinema romantico è innegabile il fascino che riveste per sceneggiatori, produttori e registi il tema dell’amore impossibile. Fin dagli albori della cinematografia, questo aspetto è stato esplorato e indagato indefessamente e sempre più a fondo. Questo film ha il pregio di equilibrare in modo quasi esemplare la storia d’amore (ovviamente impossibile, perchè omosessuale in terra araba) con la piaga del conflitto israelo-palestinese che si trascina ormai da decenni. E’ una pellicola ispirata, molto calibrata la sceneggiatura, bravi gli interpreti (il protagonista, Nemir, è al suo esordio), avvincente la trama. Assolutamente consigliato.

  6. istintosegreto

    Quando ci si trova di fronte ad argomenti come lo scontro di religioni, ci si pone sempre domande sull’imparzialità della produzione. Forse un musulmano leggerebbe la vicenda nel seguente modo: l’ebreo benestante (generoso e pieno d’amore) cerca di proteggere il povero ragazzo di fede avversa, dopo che questi viene rifiutato dalla famiglia (fatta di criminali spietati) a caua delle sue tendenze sessuali. Io però non sono musulmano, quindi mi sono goduto un’intensa storia d’amore. Poco verosimile forse, nel senso che nel mondo reale non ho mai visto amori così grandi (gay o etero che fossero). Ma io ho sempre detto che dal cinema non mi aspetto né verità, né originalità ad ogni costo. La scenografia propone quasi solo edifici in rovina, sintomo della lacerazione e dei conflitti da cui nessuno esce pulito. La sceneggiatura offre sequenze ricche di pathos ad una rosa di ottimi attori. Promosso e consigliato.

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trailer: Out in the Dark

https://youtube.com/watch?v=6MTKEgFKhzU

Varie

CRITICA:

For his screen debut, Israeli born director Michael Mayer’s Out in the Dark further complicates the Israeli-Palestinian conflict by giving us a story about two young men from opposite sides of the track, as it is, falling in love. The result is a complicated series of road blocks for the couple, a situation that causes not only familial strife, but political and violent turmoil. Mayer has tapped into a predicament not often visited cinematically when exploring the ever present conflict in the Mid-East, and he’s managed to not only make a memorable debut, but an unflinching document about the violence and hardships LGBT people face in this hostile territory.
Sneaking dangerously across the border one night to get from Ramallah to Tel Aviv, Nimir (Nicholas Jacob), a young Palestinian student is on his way to see his close friend, Mustafa (Loai Nofi) at a gay bar. Mustafa is a Palestinian in hiding, but has just acquired his own space with the help of some connections he has built. While at the bar, Nimir runs into a young Israeli lawyer, Roy (Michael Aloni). An immediate flirtation develops and thus begins a hot and heavy affair. Nimir gets selected to take an exclusive class in Tel Aviv and acquires a coveted pass to get back and forth. But that’s the last good thing that happens to him for a while, because, as his older brother becomes more embroiled with violent rebel associates back home (storing a small arsenal of weapons on the property), Mustafa is suddenly rounded up by the fickle Israeli police force and dumped back into Ramallah. It’s rumored that he was a collaborator with the Israelis, and a gay prostitute leading Nimir’s brother and his associates murder Mustafa in front of Nimir. Distraught, Nimir flees to Roy’s house in Tel Aviv where they weigh their options, but all hell breaks loose when Nimir’s family discovers his sexuality. Completely dependent on Roy to help him, they both know it’s not long before Nimir will be rounded up like Mustafa and taken home to face certain death. Roy, a lawyer who works for his father’s prestigious firm, scrambles to pull any strings he can, but soon discovers that though Israel may be more open and accepting, it’s not by much, especially considering he’s asking family and connections for help supporting a man considered to be an enemy.
There’s a definite sweetness to Nimir and Roy’s courtship, and a believable chemistry between the two leads. As this quickly dissipates, and Out in the Dark becomes more a tragedy filled melodrama, we run the gamut of experiences associated with coming out in a restrictive and homophobic country. Certainly, the scene where Nimir is rejected and nearly murdered by his family members at their discovery is a stand out scene, at once uncomfortable, painful, and most importantly, well done. Curiously, an interesting point is touched on—the gays don’t care about the Israeli-Palestinian conflict, at least not in the same regard. “A dick is a dick,” one of them succinctly says. Hated on all sides, they are at least able to unite in spite of cultural differences.
The character of Roy is less well developed and a little more back story or supporting detail would be very welcome, but this is very much the story of Nimir, and features a well realized performance from newcomer Nicholas Jacob. Perhaps the most tragic character here, though, is the helpless Mustafa, brutally murdered before our very eyes. Certainly more flamboyant than either of our lead characters, one gets the sense that his demise is usually what happens to young gay men facing these conditions in this part of the world. The handsome, “passable” Nimir has a hot, young boyfriend that has connections not only with the law, but mob ties as well. But perhaps these are the very fantastical connections a gay Palestinian would need to flee, and, outside of the movies, probably wouldn’t get. While it would have been nice to see a less dramatic support system for our plagued protagonist, these are small issues in relation to the greater picture. On the technical side, there are some excellent landscape shots, but most of the film is up close and intimate, as well as many scenes taking place in the murky night, with more than one character fleeing for his life.
Out in the Dark further explores LGBT lives in the Mid-East, and from an even more complicated angle, worthy of comparison to Eytan Fox’s Yossi & Jagar (2002) concerning gay Israeli soldiers, or 2009’s Eyes Wide Open about an Israeli Orthodox Jewish father falling for a younger man. Above all, Mayer proves he is a director whose work we can look forward to. (Nicholas Bell, Ioncinema.com)

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In blending both the taboo and cinematically ubiquitous subjects of homosexuality in Israel and an Israeli-Palestinian star-crossed romance, freshman director Michael Mayer has done the unlikely by injecting some fire into a stale, albeit relevant subject.
With Out in the Dark, he examines whether it’s possible to remove the personal self from one’s ideological background and political identity when Palestinian psychology student Nimr (Nicholas Jacob) develops a nascent romance with Jewish lawyer Roy (Michael Aloni).
Initially, their flirtations appear harmless enough, manifesting in hormonal desires and a twee, idealistic sense of worldly rightness. Roy takes Nimr home to his parents, pronouncing him his new boyfriend, much to their subdued, socially appropriate horror, while Nimr remains in the closet at home while living out in the open in Tel Aviv, where he’s been granted permission to study at the University. Together, they remain hopeful for their future together, ignoring the emblazoned warning sides on both sides of the fence.
What Mayer manages to do with this acute assessment of the self as an amalgamation of social and political environments is balance harsh reality with the fuzzy haze of love. When Roy and Nimr are together, their intense chemistry mixes with a subdued, touching score and dreamlike cinematography to give a sense of safety within the moment. This is then juxtaposed with the harshness of the external world, where Nimr watches his politically radical brother beat and kill Palestinian homosexuals and anyone perceived as an Israeli collaborator.
This smart balance ensures investment in these characters and their doomed romance while ramping up the thriller sensibilities that dominate the third act. As tense and distressing as it is romantic, this thoughtful look at modern forbidden passions transcends the imposed confines of queer or provincial cinema, saying something important about the many signifiers that go into human connections from both ends, regardless of sexual orientation and geography. (Robert Bell, exclaim.ca)

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