Il film, del regista gay Gustavo Loza, accolto molto bene sia dalla critica (la rivista Premiere gli dà 4 stelle su 5) che dal pubblico (più di un mese in prima visione), segna il debutto nel cinema commerciale messicano (distribuito dalla 20th Century Fox) delle tematiche LGBT, in particolare del diritto a formare una famiglia ed adottare figli. Hendrix è un bambino di 8 anni che viene abbandonato dalla madre Nina, tossicodipendente poi costretta alla riabilitazione, e raccolto dalla sua migliore amica, Ivana, che però non può tenerlo perchè in procinto di partire per un viaggio a Houston. Decide quindi di affidarlo ad una coppia gay, Jean Paul (Jorge Salinas) e Chema (Luis R. Guzmán), suoi amici, e persone affidabili. Patrick, amante di Nina e spacciatore di droga, è inseguito da un trafficante a cui deve una grossa somma di denaro. Per procurarsi il denaro pensa che una soluzione potrebbe essere quella di vendere il bambino ad una coppia etero che ha appena perso un figlio. Intanto Nina fugge dalla riabilitazione per cercare suo figlio, che invece si sta trovando benissimo nella nuova famiglia della coppia gay. Quando entrano in causa le autorità, queste decidono di affidare il bimbo ad un orfanatrofio…
Il film ha avuto una gestione durata tre anni, seguita al divorzio del regista che si dichiarava gay. Il bimbo protagonista del film, Bruno Loza, è il figlio del regista, scelto dopo molte incertezze ma rivelatosi un’ottima scelta. Appena terminate le riprese del film, il Messico approvava la legge sui matrimoni gay e questo film è entrato subito nell’acceso dibattito che si sviluppava nel Paese. Il film affronta anche la tematica del lesbismo, molto ignorata dal cinema latino, oltre ai temi del traffico di minori, dell’inseminazione e della tossicodipendenza. Unico appunto che possiamo fare al film è quello di essere un po’ partigiano nel dipingere una realtà gay molto ‘rosa’, e forse un po’ improbabile in un Paese come il Messico (ma forse ci sbagliamo).
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