Other Angels

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Other Angels

Questo film è la prima opera di fiction che ci permette di dare uno sguardo onesto e schietto sulla vita nella comunità transgender di Istanbul, dopo il film “Se torni fa un fischio” del 1993, che però ci offriva una tragica visione di quella realtà. Questo film si pone invece l’obiettivo di mostrare e rendere visibile il mondo transgender, fatto di persone multidimensionali, assai diverse dagli stereotipi che la gente è abituata ad immaginare. Il film ci racconta la vita di quattro transgender donne che vivono insieme nel ventre molle di Istanbul. Sono tutte lavoratrici del sesso, come sfortunatamente succede alla maggior parte dei trans in Turchia. Sanem (Didem Soylu) è nuova del mestiere, mentre le altre tre sono super collaudate, delle vere guerriere in un mondo dove devono sempre stare in guardia. Quando entriamo nei dettagli della loro vita quotidiana, fatta di spinelli uno dietro l’altro, di superficiale televisione, di infinite cure del corpo, apprendiamo che tra loro c’è una rigida gerarchia, così come accade in qualsiasi nucleo famigliare. Le due donne più anziane, Hayat (Seyhan Arman) e Mavi (Buse Kiliçkaya), fanno la parte dei genitori, mentre le altre due si riferiscono a loro come a una mamma: Aygül (Ayta Sözeri) è la figlia maggiore e Sanem quella minore, un ruolo che permette loro di imparere tutti i trucchi del mestiere, soprattutto quelli necessari per la loro sopravvivenza. Naturalmente, quando necessario, devono prendersi anche delle solenni strigliate. Nel frattempo veniamo a conoscere un giovane uomo, Gökhan (Kanbolat Görkem Arslan), un bel giovane etero che si è appena trasferito nel quartiere. Sommerso dal dolore per una storia appena terminata, Gökhan non fa inizialmente caso ai commenti volgari delle donne del vicinato, ma non tarda molto ad accorgersi della bellezza di Sanem. Sanem, peraltro è l’unica delle quattro donne che continua a sognare l’arrivo di un principe azzurro, e non può far a meno di fantasticare sul bel giovanotto. Quando la vite delle donne viene sconvolta da una polizia invadente, cattive clientele e amanti ancora peggio, Sanem trova rifugio nell’amicizia con Gökhan. I due diventano sempre più intimi fino al punto che dovranno confrontarsi coi pregiudizi e preconcetti uno dell’altra… Il film, opera prima del regista Emre Yalgin, anche sceneggiatore e produttore, si rivela come uno dei film turchi più coraggiosi e interessanti di questi ultimi anni. Yalgin è riuscito a fare un film di fiction su una realtà scottante con personaggi reali, senza senzazionalismi, assolutamente realistico. Detto questo, bisogna rilevare che non mancano buchi nella sceneggiatura, i personaggi non sono approfonditi quanto meriterebbero e i dialoghi sono a volte un po’ ad effetto e prevedibili. Ricordiamo comunque che si tratta di un’opera prima e che i meriti e le intenzioni sono senz’altro lodabili.

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Sanem (Didem Soylu) is a prostitute who shares the same flat with three transvestites in Istanbul. Every day she dreams of a savior who will one day take her away from this life. One day a young man named Gökhan (Kanbolat Görkem Aslan) moves into the neighborhood, and soon Sanem attracts his attention. Sanem has to move out of her shared flat because of a number of problems that arise with her flat mates and she moves in with Gökhan. This will be the beginning of a journey during which both will question each other’s reliability and their choices in life.

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