Musical, definito come una descrizione narrativa della mente di Cocteau, che la regista Arielle Dombasle ha diretto e sceneggiato basandosi su un diario che Jean Cocteau ha scritto durante la cura per disintossicarsi, dopo che, per la disperazione seguita alla perdita dell’amatissimo Raymond Radiguet, era sprofondato nel consumo dell’oppio. Cocteau e Radiguet si erano conosciuti quando quest’ultimo aveva 15 anni e restarono uniti fino alla sua morte prematura, avvenuta all’età di soli vent’anni, per un’infezione tifoide male diagnosticata. Radiguet aveva scritto “Il diavolo in corpo” basandosi sulla sua prima storia d’amore etero, quando aveva 14 anni. Cocteau è entusuasta delle sue poesie, lo consiglia e l’incoraggia a scrivere. Diventano subito inseparabili (anche se entrambi non disdegnano incontri con altri artisti) e nel 1920 fondano insieme la rivista d’avanguardia “Le Coq”. Il film racconta, o meglio evoca tra deliri onirici e commedia musicale, i pochi anni dell’appassionata e disperata relazione intercorsa tra i due poeti, quando Radiguet si avvicinava ai vent’anni e Cocteau ai trenta. La regista Dombasle parla così di Cocteau: “E’ un poeta che c’insegna come stare lontani dallo stagno congelato del conformismo, ci consiglia come seguire una luce, una stella luminosa nella società degli infiniti compromessi. I suoi inviti a seguire l’ispirazione sono essenziali, come questo principio meraviglioso: non badare a quello che ti rimproverano, tu fallo, perchè solo così puoi essere te stesso”. “Giovani corpi nudi sulla spiaggia che ricordano il Tadzio di Morte a Venezia, balli in maschera ubriachi d’assenzio, cruising sulle rive della Senna e camei folgoranti di Marisa Berenson e Valerie Donzelli nell’appassionato omaggio dell’iconissima Arielle Dombasle agli enfants terribles del secolo scorso” (Mix Milano).
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