Il film è già stato considerato come il Brokeback Mountain europeo, avendo in comune con il film di Ang Lee, una profonda storia d’amore omosessuale, questa volta lesbica, in un ambiente assolutamente ostile, che la fa terminare nello stesso modo. Il fatto sconvolgente è che questa storia non avviene, come in Brokeback, più di cinquant’anni fa, ma ai nostri giorni. Ancora più sconvolgente è il fatto che la storia raccontata nel film si basa su un fatto realmente accaduto in Romania nel 2005. Due ragazze, Alina (Cristina Flutur) e Voichita (Cosmina Stratan), si sono incontrate nello stesso orfanatrofio ai tempi di Ceasescu. Qui hanno fatto amicizia e si sono innamorate una dell’altra. Nel film non si parla mai di omosessualità e certa critica preferisce parlare di profonda amicizia, ma il regista stesso ha detto più volte che “non è un film sull’amicizia ma sull’amore; un diverso tipo di amore e cosa possono fare le persone in nome dell’amore”. Alina si è poi trasferita in Germania in cerca di lavoro, ed ora, ormai 25enne, si è sistemata e gli manca solo una cosa per essere felice: ritrovare l’unico amore della sua vita, Voichita. Per questo decide di tornare in Romania e convincere Voichita a seguirla in Germania dove ricominciare una vita insieme per sempre. Voichita nel frattempo si è rifugiata in un convento di suore ortodosse, dove ha abbracciato la fede e deciso di dedicare la sua vita e il suo amore a Dio, l’unico che non l’abbandonerebbe mai. Alina giunge nel monastero dove c’è Voichita, un posto freddo e inospitale, senza riscaldamento, senza energia elettrica e nessun collegamento col resto del mondo. Voichita non vuole sentire ragioni, sicuramente l’ama ancora, ma dopo tante soffrenze ed abbandoni è convinta di avere trovato la pace e la serenità nel rapporto con Dio, l’unico che non può tradirla. Alina nel convento, abitato da giovani suore e guidato da un prete ortodosso, è vista con sospetto perchè non è religiosa, non si confessa ed ha un rapporto ambiguo con Voichita. Il prete, temendo di perdere Voichita, si dimostra ancora più intransigente delle suore e le impedisce di uscire dal convento, anche solo momentaneamente. Alina capisce che la sua amata non potrà seguirla, e in un crescendo di dolore e alienazione, tenta tutte le carte. Minaccia di buttarsi nel pozzo del monastero poi assale una monaca. Viene legata con la corda delle campane e trasportata in ospedale, dove i medici si dimostrano ancora più freddi delle monache e la rimandano in convento. Alina non riesce ad abbandonare il suo proposito, è troppo forte l’amore che sente per Voichita, la sua unica ragione di vita. Capisce quanto sia astratto e crudele il modo con cui viene vissuta la religione in quel convento, privo di qualsiasi umanità, di reale contatto con la realtà e i sentimenti umani. Continua quindi la sua battaglia contro quello che sente essere una profonda ingiustizia, una fede crudele ed alienata che sconfina nel fanatismo, nella violenza. Alina è sola contro tutti, sorretta solo dal suo amore per Voichita, che invece, condizionata da una fede lontana dal cuore, non può più ricambiare…
Effettua il login o registrati
Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.
Un pugno all’addome che non lascia spazio ad alcuna possibile redenzione. La colpevolezza? Quella di ribellarsi ad un uno stile di vita non corrispondente alle proprie attitudini; questo e’ cio’ che accadra’ a Voichita orfana ribelle desiderosa di rifarsi una vita lontana dal proprio paese d’origine. Oltre le colline e’ una storia d’amore che non trovera’ compimento per il semplice fatto che essa non avra’ mai il modo di spiccare il volo, tentando l’avventura della vita oltre uno spazio circoscritto. Voichita ama Alina senza condizioni, Alina ha amato e ancora forse ama Voichita ma non al punto di rinunciare alla propria stabilita’ personale da poco trovata all’ interno di una Comunita’ Cristiana Ortodossa che impone le sue severe e irremovibili leggi bacchettone. Nel film viene descritta la Romania del dopo Ceaucescu, ove taluni ambienti, risultano ancora essere preda di arretratezze e dolorose crepe sociali, dove la diversita’ viene demonizzata e azzittita al fine di preservare in vita abbietti retaggi culturali con conseguenti odiosi stili di vita. Bravissime attrici, che portano all’interno del film tutto il doloroso carico della propria sofferta nazione e regia magistrale nel descrivere strade e ambienti evidentemente vissuti e conosciuti. Lo spaccato di una realta’ fedelmente riportata, non distante a livello geografico e per certi versi nemmeno poi cosi’ distante a livello culturale (vedi alcuni luoghi del nostro Sud Italia), dalla nostra societa’ italiana. Spero che un giorno anche gli LGBT Rumeni possano trovare quella pace e quella serenita’ che gli spetta umanamente di Diritto.
La religione, si sa, può nuocere gravemente alla salute, se poi accompagnata da ignoranza e povertà è l’apoteosi totale! Per me la religione è un male che intrappola le menti delle persone, come ho già detto in diverse occasioni, e qui ne ho la conferma. Questa è una storia “ispirata” ad fatto realmente accaduto, mi sconvolge un po’ pensare alle condizioni in cui vivono ancora certi individui nei paesi dell’est, arretrati di 50 anni e, a grandi linee, molto vicini alla mentalità del Medio-Oriente.
Alina, imprigionata in un amore ormai perduto, non concepisce le scelte di Voichita, ribellandosi in modo spropositato nei confronti della comunità di quest’ultima. Ma la reazione di Alina, porta nell’ignoranza, a credere che, i problemi mentali, siano causati dal maligno e, la stessa Voichita, sarà mandante della sua crocefissione. Mi chiedo come si possa fare una cosa del genere, esorcizzare, legare e far morire di fame una persona per una presunta, quanto fantascientifica, possessione demoniaca…
Le protagoniste, comunque, sono davvero brave, ma il film soffre un po’ per la lunghezza, decisamente esagerata per raccontare una storia così semplice!
I 20 peccati elencati durante la ”redenzione’ io li ho commessi tutti, mi dovrei preoccupare? 😀
Questo film mi ha lasciato una tristezza infinita.Amare Dio significa amare gli altri per me amare significa rinunciare anche alla propria vita per donarsi agli altri. Restare chiusi in un convento e rinunciare a vivere è una scelta che non condivido poi ognuno decide delal propria vita ciò che ritiene giusto!
La sceneggiatura nn mi è piaciuta, le attrici sono brave ma niente di particolare. L’omosessualità è affrontata ma non in modo approfondito, non si va oltre, si parla più di ritualità e di esorcismo. Il finale è orrendo…in poche parole l’ho trovato un film inutile! Orribilmente retrogado, una storia di vita arcaica.
Forse le intenzioni del regista erano anche buone, ma il film non è riuscito. A parte la lunghezza esagerata e la lentezza (le scelte di regia sono veramente pesanti!), è un film che più che parlare di omosessualità o amore o amicizia, ha come tema vero forse quello del bigottismo/fanatismo religioso. Il film ha vinto a Cannes nel 2012 ben due premi importanti (sceneggiatura e migliori attrici). Le lesbiche fanno la solita brutta fine: uccisa (dopo essere stata giudicata pazza, vessata, sottoposta ad esorcismi e privazioni fisiche) una, e “incatenata” ad un amore ipocrita l’altra. Il finale del film è memorabile (si fa per dire!): il pulmino che trasporta le suorine che vanno a deporre al commissariato di polizia si blocca ad un incrocio stradale, inizia a diluviare e sul parabrezza del furgone arriva uno spruzzo di acqua e fango che oscura la visuale. Fine della storia. sigh!