Tre donne di nome Rosa si abbandonano a fantasie e desideri profondi, in una sorta di rêverie erotica, allucinatoria, onirica, rivelando così a se stesse la propria natura più nascosta. ““Officium” è un corto che può e vuole essere letto a più livelli: il primo, il più immediato, è quello che racconta come un piccolo ed apparentemente insignificante evento (uno scambio di battute tra 4 amici che osservano il passaggio di una bella ragazza) possa scatenare allo sguardo di tre donne osservatrici ricordi, desideri, paure e prese di coscienza ricchi invece di significati differenti per ciascuna di esse. Il secondo livello, meno immediato ma reso esplicito dalla costante ripetizione della scena che ha per protagonisti i ragazzi, è quello del confronto tra un immaginario maschile molto povero, immutabile e quasi primitivo costruito com’è sulle dinamiche del branco e della riduzione dei corpi ad oggetti (e non soggetti) di desiderio e la ricchezza dell’immaginario femminile, qui ritratto invece come animato non solo dal desiderio ma anche dalle emozioni, dai ricordi, dalle esperienze pregresse e persino da una coscienza che potremmo definire “politica”. Mentre i 4 ragazzi sembrano essere una sola persona, le 3 donne invece appaiono come portatrici di prospettive differenti e persino distanti tra loro, pur dinanzi ad un accadimento assolutamente identico…Ogni singolo episodio vuole raccontare una piccola storia con accenti differenti: il desiderio vissuto senza tabù e con pieno protagonismo nell’episodio della prima Rosa; il proprio desiderio a confronto con le aspettative sociali nell’episodio della seconda Rosa, che è una donna transessuale; il desiderio legato al ricordo di un passato in cui la giovinezza coincideva col benessere e con la spensieratezza, nell’episodio della terza Rosa, la più anziana. Ed anche il prologo e l’epilogo accennano a due storie a sé stanti: il sentirsi obbligati ad esprimere il proprio desiderio in chiave quasi animalesca quando ci si confronta tra ragazzi e l’allusione ad un desiderio che è invece impossibile da comprendere per questi stessi ragazzi, cioè quello che lega tra loro due donne (la ragazza oggetto delle attenzioni e delle battute a sfondo sessuale del gruppetto di adolescenti è infatti attesa dietro l’angolo dalla sua compagna… ed è quindi del tutto estranea alla narrazione che di lei fanno i ragazzi col loro scambio di battute stereotipate). Ma in tutti e 3 gli episodi, così come nel prologo e nell’epilogo, viene comunque rispettata una costante: quella della messa in scena di corpi non stereotipati, che rappresentino le differenti forme che può assumere la bellezza; perché ogni corpo può contenere desideri pronti ad esplodere e può a sua volta far esplodere desideri, a prescindere dalle caratteristiche fisiche, dall’età, dal sesso.” (da Note di regia)
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