Parigi, metà degli anni ’80: il cineoperatore Jean (Cyril Collard) si divide tra la diciassettenne Laura, cui in un primo momento non rivela di essere sieropositivo, e il rugbista Samy (Carlos Lopez). La prima arriva sull’orlo di una crisi dinervi, il secondo è affascinato da sadici neonazisti. La morte prematura di Collard per Aids ( marzo 1993) costringe a vedere con occhi diversi questo suo unico film: sovraccarico, turbinoso, eccessivo (le notti “brave” del protagonista), narcisista, ma percorso anche da una necessità di comunicare e di mettersi in gioco che lascia spesso stupefatti.
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more, morte, sesso……tuttoquesto n un film cult degli anni ’90
Storia di un ragazzo molto confuso sentimentalmente e sessualmente.Il suo problema non è tanto di essere sieropositivo (anche se sarebbe meglio che lo comunicasse alle persone con cui fa sesso), ma il fatto di essere sesso-dipendente, senza poi concludere molto. Si innamora di una ragazza (diciasettenne), ma continua a fare il filo a un ragazzo etero (con cui non conclude) e poi anche con un’altra ragazza. Il mistero è perchè la ragazza si limita ad avere una crisi di mervi fino all’ossessione, invece di mollarlo e farsene una ragione …
Il finale è stato azzeccato…
[segue] Detto questo il film è pure , e ben stranamente , un inno alla vita. In modo caotico, altamente romantico , turgido come ben dice Nick88 , la vita intesa come piacere e passione è perseguita come in un delirio , con echi continui della mortuaria joie de vivre di Jean Genet. Mentre il cinema americano sul tema dell’Aids dei primordi è tutto concentrato sui riflessi che la malattia ha sui rapporti con la famiglia, il luogo di lavoro , la reiezione sociale , il film di Cyril Collard rappresenta solamente un turbine di passione vitale all’interno del triangolo lui-lui-lei. Gli attori non sono eccezionali e certamente la sceneggiatura a volta è traballante ma comunque è un film da vedere. Voto 7.
Il commento di Nick88 mi ha spinto a rivedere questo film visto tanti anni fa e che mi era rimasto nella mente come qualcosa di disturbante , da rimuovere. In effetti il film è “disturbante”. La storia di Jean , gay scatenato ,che in assoluto egocentrismo , pur sapendo di essere sieropositivo , ha rapporti sessuali non protetti con Laura senza dirle nulla , agli occhi di ora suona veramente criminale. Probabilmente nel 1985 anno in cui si svolge il film , le poche cose che si sapevano sul virus contribuiscono al comportamento folle del protagonista (attore e regista) senza ovviamente giustificarlo.
Turgido e carico, suggestivo e autentico. Questa opera prima (e unica, purtroppo) di Cyril Collard tiene incollati allo schermo per tutta la sua durata (oltre 2 ore) grazie ad una regia atipica ma convincente e soprattutto alla storia (vera) dell’autore/regista/interprete che viene raccontata senza inibizioni, senza concessioni alla retorica e al pietismo, e per questo ancora più cruda ed emozionante. Qualche incertezza nella sceneggiatura, insieme alle interpretazioni degli attori non esattamente da Oscar, che però possono essere facilmente dimenticate a favore di un film teso e autentico, sincero e profondo. In poche parole, da vedere assolutamente.