Mai visti tanti importanti attori gay insieme in un film: Matt Bomer, Jim Parsons, Jonathan Groff, Denis O’Hare, Stephen Spinella, Joe Mantello e BD Wong, reclutati dal regista gay Ryan Murphy insieme all’autore e sceneggiatore gay Larry Kramer. Film prodotto dalla società Plan B Entertainment di Brad Pitt (uno degli attori più gayfriendly di Hollywood), tratto dall’omonima opera teatrale di Larry Kramer, vincitrice del Tony Award, che ne ha scritto anche la sceneggiatura. I diritti cinematografici (acquistati in un primo tempo da Barbara Streisand che ha dovuto abbandonare il progetto per divergenze con Kramer) sono stati acquistati nel 2010 da Ryan Murphy (Glee, American Horror Story) che ha dichiarato: “Per molto tempo siamo stati sordi e cechi davanti alla tragedia dell’Aids mentre stava diventando una pandemia mondiale. La potenza e l’ammonimento di questa terribile storia è che, in qualche altro modo o forma, potrebbe un giorno ripetersi… Il film racconta la storia di persone che hanno combattuto e sono morte per i diritti civili, che oggi la comunità gay possiede. Molti giovani di oggi non hanno idea dell’inferno che tanti fratelli e sorelle hanno dovuto attraversare”.
Il film racconta le storie di diversi personaggi costretti a confrontarsi con l’insorgere dell’Aids nei primi anni ’80 a New York. La storia principale è quella di Ned Weeks (Mark Ruffalo, “I ragazzi stanno bene”) che si trova ad essere testimone dei primi misteriosi decessi di tante persone della comunità gay. Si impegna attivamente, insieme al suo compagno Felix Turner (interpretato dall’attore gay Matt Bomer che per il suo ruolo ha dovuto perdere 18 kg), perché la gente apra gli occhi sul terribile fenomeno all’epoca ritenuto, a torto, una piaga della comunità omosessuale. Decisivo il suo incontro con la dottoressa Emma Brookner, unico medico newyorkese a prendersi cura dei malati con AIDS (ruolo che ha fatto vincere un Tony all’attrice Ellen Barkin). Bruce Niles (Taylor Kitsch) è un ex banchiere che avrà il coraggio di mettersi in gioco abbracciando la causa della lotta al virus dell’HIV.
Quasi tutte le storie ed i personaggi raccontati nel film si basano su fatti e figure realmente esistite. Il personaggio di Ned, il protagonista interpretato da Mark Ruffalo, è l’autore Larry Kramer. Paul Popham, uno dei fondatori di Gay Men’s Health Crisis, viene interpretato da Taylor Kitsch col nome di Bruce Niles. La Dr. Linda Laubenstein, paraplegica, una delle prime ricercatrici sull’Aids che lavorò in stretto contatto con la comunità gay, è interpretata da Julia Roberts che nel film ha il nome di Emma Brookner, anche lei su sedia a rotelle. Rodger McFarlane, attivista gay e creatore della hotline precursora di GMHC, è interpretato da Jim Parsons (unico attore del film presente anche nel cast teatrale) col nome di Tommy. Il film viene trasmesso in prima mondiale il 25 maggio 2014 dal canale HBO, lo stesso che ha trasmesso la prima visione di “Dietro i candelabri” di Soderberg. Il trailer del film, ancora non pubblicato, è stato mostrato a febbraio ad alcuni membri della Television Critics Association che ne sono rimasti emozionati, come scritto su insidetv.ew.com.
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Brutto, noioso, lento, fasullo, attori sbagliati, fuori parte. E fuori tempo massimo. Rivedetevi piuttosto “Che mi dici di Willy?” anno 1989. Sono meglio gli attori etero che fanno i gay che i gay fighetti che fanno se stessi. Chissà perchè?
Il film è bello. Politico, certo, molto parziale e partigiano. Degna di nota la bravura degli attori (tutti nominati al premio Emmy) che, nella dimensione dell’intimità della loro vita quotidiana, ci coinvolgono in un equilibrio fatto di lotte e di sconfitte, nella cornice dell’epicità della storia totale del film.
Il cast ingaggiato è quasi da Blockbuster, attori importanti che recitano molto bene e con misura. Mark Ruffalo e Matt Bomer bravissimi, bellissimi e coppia intensa, Julia Roberts – che ormai recita sempre più la parte della bruttina interessante per orientarsi probabilmente in ruoli da Oscar – è comunque molto credibile e brava.
Certo è un film che colpisce il lato più emotivo dello spettatore in maniera sfacciata, onesta, e commuove in maniera sincera.
Certo il pubblico gay sarà più coinvolto, anche per la contestualizzazione storica della vicenda.
Non capisco perchè ha un voto medio così basso… qualcuno a cui non è piaciuto può scrivere perchè?
Non credevo che dopo tante produzioni sull’argomento (dopo ANGELS IN AMERICA e PHILADELPHIA soprattutto), avrei potuto provare ancora sorpresa, oltre che sgomento, di fronte alla questione AIDS. Invece, ecco un’altra dimostrazione della veridicità della mia teoria spesso espressa su questo sito: non occorre un argomento originale a tutti i costi per creare un’opera di valore. Ci vuole più impegno per non cadere nella banalità; un punto di vista leggermente differente dal solito; una squadra coinvolta nella produzione che conosca il fatto suo.
In questo caso non manca nulla. La regia riesce a farci dimenticare quasi totalmente la provenienza teatrale del soggetto. Non che io abbia qualcosa contro il teatro, ma teatro e fiction tv sono due cose completamente diverse e come tali vanno trattate.
Julia Roberts lascia a bocca aperta: com’è che non ha lasciato le commediole del cazzo a Meg Ryan e non si è messa subito a recitare sul serio? Denaro?…
Molto bravo Ruffalo ad infondere nel personaggio la forte grinta che sfiora la malattia mentale, peccato che proprio non gli riesce di baciare un uomo a bocca aperta. La storia d’amore risulta comunque credibile, forse anche per i pochi baci. E poi dai… nevicherà all’inferno quando gli americani non riusciranno a rendere convincente una tragica love story.
Jim Parsons, il pluripremiato Sheldon di BIG BANG THEORY, offre lezioni di recitazione con le poche battute che gli sono concesse. Quando c’è il vero talento non serve essere protagonisti per lasciare il segno.
Ottimi i dialoghi, dai più dimessi ai più infuocati, che vertono su argomenti sempre attuali nella comunità gay: uscire allo scoperto e combattere o rimanere nascosti? Chi decide cosa è normale e cosa è devianza? Amore e promiscuità sessuale sono veramente inconciliabili? E più importante di tutti: riusciremo mai ad essere uniti e compatti contro il mondo che ci rifiutava ieri, ci rifiuta oggi e ci rifiuterà domani?
da vedere..poi i commenti saranno contrastanti..ma va visto..
anche perche’ di aids non se ne parla piu…
penso che tutti , ma tutti dovrebbero vedere questo film !
Un film di forte denuncia ed ,a volte, molto crudo(ma doverosamente), ma molto ben interpretato; rimane nel cuore…chissà se gli “aiuti” economici per la ricerca e la sperimentazione fossero arrivati prima forse si sarebbero risparmiati così tanti morti. Voto 9.
Film importante e fortemente emozionante, ma la cosa più bella è vedere Mark Ruffalo che bacia un altro uomo !!
Tralasciando vari spaccati di metto la mia firma, un bel film con partecipazioni convincenti. Tra tutti e spero chi abbia un buon occhio ho adorato Jim Parsons in un ruolo spettacolare. Da vedere assolutamente
Film poderoso, con un passo trascinante, pur con evidenti buchi nella sceneggiatura.
Molto bravi Bomer e Roberts. Ruffalo a volte eccessivo. Parsons come sempre non trasmette emozioni, superfluo.
Ha un forte messaggio sociale, me è innanzitutto un bel film, con un gruppo di attori straordinario. Si piange un sacco: diciamo che, se guardando questo film per intero non vi scende neanche una lacrima, allora probabilmente non siete esseri umani. Colonna sonora disco-funk anni ’80 davvero godibile
Mirabile trasposizione del dramma teatrale, in gran parte autobiografico, di Larry Kramer la cui prima rappresentazione risale addirittura al 1985, proprio negli anni di fuoco dell’epidemia, e che, ironia della sorte, vide come protagonista nei panni di Ned Weeks, l’icona Brad Davis (“Querelle”, “Fuga di mezzanotte”) che proprio in quell’anno contrasse il virus. L’incipit non può non far venire alla mente quel “Longtime companion” di Norman René, ma se in quel caso la scrittura grezza e il taglio documentaristico vengono perdonati in nome del significato e della portata storica della pellicola, in questo caso ci troviamo di fronte ad un film non solo importante, ma anche ottimamente realizzato. C’è un’atmosfera di profonda sincerità e umanità che accompagna quasi tutti i momenti più importanti, si percepisce quanto il tema sia stato avvertito dal regista, dallo sceneggiatore e dagli interpreti. E’ un’opera compiuta, dal respiro quasi epico, che coniuga con un equilibrio perfetto l’aspetto politico del far fronte alla tragedia con quello più squisitamente umano (la storia d’amore dei due protagonisti, Ruffalo e Bomer, è descritta molto bene e in più di qualche scena è davvero commovente). Certo, Murphy non ha potuto rinunciare a fare qualche inserto inutile e di dubbio gusto (la scena della metropolitana, sulla falsariga di American Horror Story) e c’è verso il finale una scena -cerco di evitare gli spoiler- che conferma l’attitudine degli americani di camminare sul filo del melò, col rischio di cadere nel patetico, anche se, per fortuna, in questo caso, è stato scongiurato. Tra l’altro l’atmosfera certamente pesante e cruda è smorzata da qualche momento divertente, specie nella prima parte. Gli attori sono quasi tutti convincenti, specie i protagonisti e una menzione speciale va a Julia Roberts, pur in un ruolo non originalissimo (la dottoressa-eroina) ma certamente impressionante se si considera che la storia e i personaggi sono ispirati a fatti realmente accaduti.