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Al centro una location straordinaria, la Norvegia più selvaggia e selvatica, cavalcata in un road movie tra sci di fondo e snowcar, con sottofondo di musica folk pop, note quasi da western e hard pop scandinavo. Jomar Henriksen è un ex campione di sci che, per una depressione fulminante, ha perso moglie e carriera per finire in cura in un centro psichiatrico. Ma un amico gli dirà che c’è anche un figlio tra tutte le cose che ha perso. Troppo, persino per uno che ha come massima aspirazione il vedere i disastri del National Geographic Channel. A separarlo da pargolo ed ex moglie, 890 km. Li percorrerà in condizioni improbabili, incontrando sbandati come lui: una bimba precoce con nonna succube, un adolescente omofobo e cripto-gay che cammina sulle mani e si ubriaca incollandosi alla testa tampax intrisi di superalcolico, un vecchio ritiratosi in una tenda indiana che tiene la sua snowcar legata al piede con una catena e che sparisce in maniera tragicamente esilarante. Un film calibrato alla perfezione, malinconia e comicità qui sono sorelle generose l’una con l’altra, la macchina da presa si prende spazi, tempi e rischi ben scelti. Applausi a scena aperta, strameritati. (Boris Sollazzo, Liberazione)

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Settimana Posizione Incassi week end Media per sala
dal 26/2/2010 al 28/2 /2010 18 30.361 1.597

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trailer: Nord

https://youtube.com/watch?v=CuPCGf3hVVQ%26hl%3Dit%26fs%3D1

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Dopo un esaurimento nervoso, lo sciatore professionista Jomar decide di ritirarsi in un’esistenza solitaria come guardia di un parco sciistico. Quando scopre che potrebbe essere il padre di un bambino nato nell’estremo Nord del paese, inizia un viaggio attraverso la Norvegia su una motoslitta, con cinque litri d’alcol come unica provvista. Durante il tragitto attraverso paesaggi artici, Jomar sembra fare il possibile per non arrivare a destinazione. «Il viaggio di cui parla il film è lungo millecento chilometri. Per risparmiare tempo e denaro abbiamo dovuto concentrare le riprese in due regioni. Abbiamo girato tutte le scene anteriori al viaggio intorno alla città di Trondheim, nel centro della Norvegia, e il resto nella contea di Troms, nel Nord del paese. Questa zona è situata approssimativamente a cinquecento chilometri a nord del circolo polare. Il film è stato girato a febbraio e marzo, che sono i mesi più rigidi dell’inverno, e questo ha rappresentato una sfida enorme per la troupe. Era difficile anche soltanto spostarsi di un paio di metri per girare la scena successiva». (TFF 2009)

“Un ex campione di sci depresso vuol raggiungere al Nord un figlio che non sapeva di avere. In motoslitta, con un tasso alcolico da paura, fa un viaggio fiabesco in Norvegia incontrando tipi strani. Debutto fiction del documentarista Langlo, ad eyes wide open sul grottesco di un mondo a parte che sembra spingere verso lo spirituale ma si impantana nelle follie nevrotiche on the rocks del genere umano. Un ottimo interprete, una grande fotografia: un Olmi ubriaco. ” (M. Porro, Corriere della Sera)

“…Evitando attentamente dal prendervi parte, con un’oggettività perseguita fino all’ultima pagina che, intenzionalmente vista da lontano, conclude il racconto in una chiave intima e raccolta, senza una parola, grazie solo alle immagini. E qui, per un attimo, lasciando spazio all’emozione. Al centro, spesso in primo piano, un attore a noi poco noto ma seguito con molta simpatia dal pubblico norvegese, Anders Baasmo Christiansen. Ha poche espressioni, ma sempre incise e eloquenti, pochi gesti, trattenuti e misurati, mai privi però di significati precisi. Anch’egli, come tutto il film, rispettando l’oggettività.” (Il Tempo)

“Film perfetto per il post-Olimpiadi: campione di sci depresso esce dall’ospedale e intraprende un viaggio di 900 chilometri in motoslitta perr ivedere la compagna e il figlio che l’hanno abbandonato. Paesaggi di polare bellezza. Film insolito, voluto in Italia da Nanni Moretti.” (A. Crespi, L’Unità)

“… Il film è questo viaggio. È fatto dagli incontri che sulla strada il nostro Jomar fa. Incontri rari, spesso quasi muti, con gente bizzarra e stravagante. Da ognuno una lezione. A ognuno un piccolo conforto. La ragazzina con la nonna che gli danno asilo quando il sole riflesso sulla neve lo ha quasi accecato. Il giovane operaio solitario che lo raccoglie con la motoslitta in panne e lo induce a rimettere dopo tanto tempo gli sci. Soprattutto l´eremita che aspetta la morte nella sua tenda su una distesa di ghiaccio e gli regala la sua tessera del supermercato. Finale muto e commovente. Lui e il bambino, senza dire una parola. Piccolo film baciato dalla grazia. Potrebbe essere il magico risultato di una sola volta, la perfezione casuale e ingenua dell´autobiografia di un debuttante.” (Paolo D’Agostini, La Repubblica)

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