Come tutti i film di Festa Campanile la fretta e l’approssimazione rovinano un soggetto che poteva anche essere interessante, perché al di là della facile ironia, sottolineava certe ipocrisie e inibizioni di una società per nulla liberata. Invece l’umorismo è spuntato, perché le battute e le situazioni divertono una volta su venti; e l’approfondimento è nullo, perché trionfano la pigrizia del conformarsi alle regole del tragico prodotto di “evasione” che ci offre attualmente il cinema italiano. Quando Festa Campanile mette la suocera nel letto coniugale di Pozzetto al posto della Muti si potrebbe anche sfociare nel grottesco alla Ferreri. Ma quando fa dire alla Muti “Ho dato un taglio netto alla mia vita di un tempo” e fa rispondere a Pozzetto, accennando al sesso di lei, “un taglio netto, appunto…” avrete un’idea di come si passi il sabato sera al cinema.”(F. Fumagalli – RTSI)
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Lui è vedovo e non riesce a dimenticare la moglie e a farsi una nuova vita; lei un’altra vita invece se l’è fatta cambiando sesso e passando da paracadutista a modella e per giunta la copia precisa della defunta moglie del primo. I due si piaciono e si sposano. Solo poi viene fuori del sesso passato di lei e iniziano i problemi. Lui la ama; ma è molto condizionato da quello che pensa la gente; lei tenta di essere paziente ma poi arriva a lasciarlo. Il finale con il lieto fine si può immaginare e comunque è meglio guardarlo che leggerlo. L’idea della sceneggiatura è bella; ma Festa Campanile la realizza male con i soliti equivoci tipici della visione dell’omossesualità di quegli anni. Peccato. Avrebbe potuto essere un vero film cult se diretto bene …