Nel lavoro di Sandra

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Nel lavoro di Sandra

“Nel lavoro di Sandra” affronta il tema della transessualità nell’ottica dell’inserimento nel mondo del lavoro, con particolare riferimento alla tematica dell’integrazione. Sandra racconta il percorso privato e personale che l’ha portata a cercare testardamente in questo inserimento la propria realizzazione. In un coro a più voci, altre protagoniste dell’universo transessuale e transgender, impegnate da anni nella battaglia per il riconoscimento dei diritti civili di chiunque decida di cambiare sesso, aiutano a capire il tormento e le inquietitudini che accompagnano il percorso di trasformazione. La giornata di Sandra, questo lo strumento narrativo del documentario, è l’occasione per un racconto di vita che abbraccia anche i momenti più difficili e aspri di un universo di cui si parla tanto, ma che è ancora sconosciuto alla maggioranza delle persone.

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La battaglia quotidiana che molte trans portano avanti per l’affermazione di una identità riconosciuta a partire dal diritto al lavoro. Proiettato in moltissimi festival e selezionato nella rassegna doc in tour insieme ai migliori documentari della regione Emilia Romagna, la storia di Sandra è il racconto di un percorso in cui l’inserimento nel mondo del lavoro diviene momento di realizzazione personale. In un coro a più voci, altre protagoniste dell’universo transessuale e transgender, impegnate da anni nella battaglia per il riconoscimento dei diritti civili di chiunque decida di cambiare sesso, aiutano a capire il tormento e le inquietudini che accompagnano il percorso di trasformazione. Nel lavoro di Sandra racconta, attraverso il corpo della protagonista, una storia collettiva. (http://www.giangiacomodestefano.com/)

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«Racconto la battaglia per i diritti dei transessuali»

Intervista di Laura Martelli a Giangiacomo De Stefano regista di “Nel lavoro di Sandra”.

Imola. In un’intervista rilasciata a Sabatosera-online Sandra ha spiegato le motivazioni che l’hanno spinta ad accettare di essere la protagonista del documentario «Nel lavoro di Sandra» . Ora è il regista a raccontare il suo ultimo lavoro.

Il filo conduttore della rassegna è il lavoro in quanto diritto da tutelare. «Nel lavoro di Sandra» lancia questo messaggio?
«Più che un messaggio, il documentario riporta una testimonianza, fuori dalla visione stereotipata della transessualità. Ed è proprio il lavoro, come si può notare dal racconto della giornata di Sandra, che risulta cruciale per poter uscire da questa visione forviante ma, purtroppo, diffusa. Il lavoro è la chiave per l’inserimento sociale. Prostituzione e droga, spesso associati alla transessualità, sono nella maggior parte dei casi il risultato inevitabile di una mancata
integrazione nel mondo del lavoro».
Come è nata l’idea di realizzare questo documentario?
«Era mia intenzione trattare il tema dei nuovi diritti. E’ stata la Cgil Emilia Romagna a mettermi in contatto con il Movimento per l’Identità Transessuale, che ha sede a Bologna e che a sua volta mi ha indicato la persona che avrebbe potuto raccontare la sua storia. Quella di Sandra non è però l’unica voce, perché attraverso gli interventi di altre protagoniste, impegnate da anni nella battaglia per il riconoscimento dei diritti dei transessuali, il documentario non si limita al punto di vista soggettivo, raccontando solo il percorso di Sandra, ma ripercorre la storia dell’emancipazione transessuale e, sempre attraverso la loro voce, indica quanto ancora c’è da fare».
Cosa ad esempio secondo lei?
«Si parla molto e sempre più spesso di transessualità, ma la confusione è ancora tanta. La si considera una scelta sessuale, mentre riguarda il genere della persona. I film che ne parlano, come il recente Transamerica, raccontano storie individuali, mentre le trasmissioni televisive si occupano di altri aspetti,
secondari, come prostituzione o droga. Si dovrebbe quindi partire proprio da un’informazione corretta se si intende superare gli stereotipi e combattere le discriminazioni che ancora oggi i transessuali subiscono».
Il Mit e ora anche lo sportello diritti della Cgil di Bologna sono un punto di riferimento importante per i transessuali. E’ stato così per Sandra?
«Sì, il loro aiuto è stato fondamentale e ora Sandra, che ha trovato il suo equilibrio, collabora con il Mit per aiutare chi decide di intraprendere il suo stesso percorso. Se queste strutture ci fossero state anche negli anni Ottanta molti transessuali avrebbero sicuramente avuto una vita diversa. Allora non c’era nessun tipo di assistenza medica e psicologica. Adesso da questo punto di vista le cose sembrano essere cambiate». (www.onli.it)

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