Primo film a forte tematica gay prodotto in Venezuela, un Paese dove ancora non si discute dei diritti gay e la società è pervasa da una diffusa e atavica omofobia. Spesso si vedono sui muri graffiti con scritto “morte ai froci” e bande di teppisti attaccano e picchiano chiunque venga sospettato di essere gay. Nel film sentiamo dire “preferisco avere un figlio delinquente piuttosto che gay”. Inatteso quindi il successo di questo film, opera prima del regista attore Miguel Ferrari, che è rimasto in cartellone per otto mesi ed è stato visto da più di 600 mila spettatori. Recentemente ha vinto il premio Goya 2014 (il più importante riconoscimento cinematografico spagnolo) come miglior film latino-americano. Il regista, assai famoso come attore, ha dichiarato: “Ho voluto portare sullo schermo questa storia da me scritta perchè sento la necessità di dare voce e far parlare persone che non parlano mai, che devono vivere in un mondo buio perchè nessuno vuole affrontare questi argomenti”. Il film affronta diverse tematiche, come l’omofobia, la discriminazione, il rapporto genitori figli, la paternità gay, la transessualità, il maltrattamento delle donne, ecc.
Tutto questo attraverso una storia ben strutturata, realistica e toccante, movimentata da diversi personaggi tutti strettamente collegati. Diego è un fotografo gay che ha grande successo nel mondo della moda. Durante la sua adolescenza ha avuto una breve relazione etero che generò un figlio che la madre portò con sè trasferendosi in Spagna. In seguito Diego ha vissuto una vita gay semiclandestina fino a quando si è deciso a convivere con il suo compagno Fabrizio come una normale famiglia. Un giorno Fabrizio è vittima di un tragico incidente che lo lascia in coma. Contemporaneamente la madre di suo figlio gli telefona dalla Spagna dicendogli che deve prendersi cura del figlio Armando. Le incomprensioni tra padre e figlio non saranno poche, sentendosi entrambi come appartenenti a mondi diversi e lontani. Armando fatica ad accettare lo sconosciuto mondo gay del padre e Diego non sa cosa voglia dire essere il padre di un adolescente etero. Per entrambi non sarà facile costruire un rapporto d’amore e stima, anche perchè il mondo circostante, famiglia e società, sono contro di loro.
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Questo coraggioso film venezuelano che testimonia la realtà omoesessuale nel paese, mi ha lascito un po’ indifferente. Gli attori sono bravi, ottima recitazione, ma la storia credo sia abbastanza comune, forse giò vista, quindi niente di originale da quel punto di vista. Cio’ che mi fa riflettere, è la situazione omofoba in Venezuela, direi che è molto simile a quella italiana, almeno così si evince dal film, ma, si sa’, la realtà può essere peggiore fuori dai riflettori. Non posso dire che non mi è piaciuto, ma sembra poco originale.
La tematica del film è senz’altro stata elaborata svariate volte in film sia etero che gay : morte del compagno e arrivo di un figlio dapprima fortemente ostile al genitore ( qui gay ) , poi sempre più comprensivo e finalmente pienamente integrato col padre e con il suo mondo. Quel che fa la differenza è l’ambientazione. In un Venezuela così violento, omofobo. dove la vita ha un valore così relativo , saper raccontare una storia d’amore gay e renderla così attrattiva da avere un pubblico di tutto rispetto nelle sale , di per sè merita un premio e un grande elogio. Anche perchè gli attori sono bravini e tutto ciò che non è tecnicamente eccelso scivola via dolcemente con una melodrammaticità (mai comunque eccessiva) tipicamente sudamericana. Voto 7.
ops OMOFOBO sorry
ops OMOFOBO sorry
film bellissimo ! mentre si guarda non dimenticare che è ambientato nel Venezuela paese notoriamente omofono e sopratutto che lo hanno visto più di 600mila venezuelani con un semplice passa parola, io quasi potrei dire che dovrebbe essere visto anche nelle scuole, insegnerebbe molto ! Da non perdere! si trova sottotitolato in italiano.